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Passione criceto: quello che non si può non sapere

Passione criceto: quello che non si può non sapere

Il criceto è un simpatico roditore di piccola taglia che grazie al suo carattere e alle dimensioni ridotte viene scelto come animale da compagnia. Dobbiamo rispettare le sue esigenze nutrizionali ed allestire un luogo adatto alle sue necessità per farlo vivere in salute.È onnivoro e in natura mangia semi, cereali, larve di insetti e insetti.  Come animali domestici, i criceti necessitano di una dieta di buona qualità ed equilibrata che contenga tutti i nutrienti e i minerali di cui hanno bisogno. La razione ideale deve essere composta da un buon pellet e da una miscela di semi del commercio formulata per le necessità della specie, evitando di somministrare semi di girasole, snack contenenti semi di girasole, miele, zuccheri e arachidi, poiché questi prodotti sono spesso contaminati da muffe ed essendo ricchi di grassi favoriscono l’obesità. Gradiscono piccole quantità di insetti (camole del miele e della farina, grilli), pollo cotto non condito, ricotta a basso contenuto di grassi e senza sale, pezzetti di uovo sodo, pane integrale e uova strapazzate. La dieta può essere completata da frutta e verdura fresca, come mele, carote, broccoli e pere, lavate accuratamente per rimuovere qualsiasi contaminazione prima della somministrazione. I nuovi alimenti devono essere inseriti gradualmente poiché i cambiamenti improvvisi possono causare disturbi digestivi. L'uva e il rabarbaro non dovrebbero essere somministrati perché sono tossici per questi animali. Altri alimenti pericolosi per i criceti sono: avocado, semi di mela e d’uva, cioccolato, mandorle, caramelle, patatine, patate crude, foglie di pomodoro, arance, mandarini, limoni, anguria, marmellata, spezie, porri, aglio, cipolle, erba cipollina. Il cibo deve essere fornito due volte al giorno possibilmente una volta al mattino e una alla sera.  I criceti hanno bisogno di avere sempre a disposizione acqua fresca e pulita. Come contenitore si utilizza una bottiglia con un tubo di aspirazione senza valvola, quest’ultima deve essere controllata ogni giorno per eventuali perdite o ostruzioni. I criceti non sono in grado di applicare una forte aspirazione e potrebbero avere difficoltà a superare la resistenza del flusso d'acqua nei tradizionali tubi con valvola a sfera.  Si deve scegliere un alloggio spazioso, possibilmente a piani, facile da pulire, sicuro per evitare che si possano ferire. Il fondo deve essere ricoperto da segatura non polverosa, oppure da tutolo di mais o trucioli di legno, non si devono utilizzare fondi con rete metallica o di plastica. Il cibo può essere fornito in piccoli piatti di ceramica direttamente sul pavimento della gabbia, si può posizionare del cibo sul fondo per consentire un comportamento naturale di foraggiamento, in questo caso bisogna rimuovere immediatamente qualsiasi cibo avariato o non consumato. L’alloggio deve essere arredato con una piccola casetta utilizzata come tana e dalla classica ruota che garantisce al criceto serenità ed equilibrio emotivo.Le ruote per criceti non dovrebbero essere tolte durante la notte perché i criceti sono animali notturni che preferiscono essere attivi dopo il tramonto. Se si dovessero notare cambiamenti nell'assunzione di acqua e cibo, feci liquide, regione anale imbrattata di feci o urine maleodoranti è necessario prenotare una visita da un veterinario specializzato. “DVM, GPCert medicina e chirurgia degli animali esotici, Responsabile settore Animali non Convenzionali Mylav La Vallonea”Dr. Gustavo PicciAutore

Tartarughina d’acqua: habitat e alimentazione

Tartarughina d’acqua: habitat e alimentazione

Le tartarughe acquatiche sono molto diffuse, le specie più comuni sono la Chrysemys picta e la Trachemys scripta scripta che, se gestite in modo corretto, possono superare i 30 anni d’età. Sono animali molto robusti e resistenti tanto da poter essere allevati da adulti in laghetti e stagni anche d’inverno. Il loro habitat in cattività non corrisponde alla classica “vaschetta di plastica”, bensì ad un acquaterrario munito di un filtro per depurare l’acqua, un ossigenatore e un sistema di termostati sia in acqua che nella porzione emersa. La parte di acqua deve essere alta più del doppio della lunghezza della tartaruga e deve occupare circa 2/3 dell’acquario perché questi animali devono avere la possibilità di nuotare. La parte emersa serve per fare “basking”, con questo termine si indica il comportamento tipico delle tartarughe quando si espongono alla luce solare. Le tartarughe acquatiche sono degli animali a sangue freddo non in grado di regolare la loro temperatura corporea; è importante, quindi, che la temperatura all’interno della vasca sia mantenuta costante tra i 22°C e i 28°C durante il giorno, mentre durante la notte può essere anche di 5°C più bassa. È necessario riscaldare sia l’acqua che la parte emersa. In acqua si deve inserire un termostato per acquari che può essere in plastica oppure in vetro. In quest’ultimo caso, deve essere protetto da una rete perché gli animali potrebbero procurarsi delle ustioni e le tartarughe di grandi dimensioni potrebbero romperlo con il movimento. Nella parte emersa deve essere inserita sia una lampada in ceramica collegata ad un termostato per terrari che una lampada UV. La lampada in ceramica serve per riscaldare l’ambiente non acquatico, in questo modo gli animali non subiranno sbalzi di temperatura una volta usciti dall’acqua. La lampada UV deve sviluppare UVA e UVB e deve restare accesa per dieci ore al giorno, si consiglia di sostituire la lampada una volta all’anno. La carenza di esposizione ai raggi UVA/B, che simulano l’esposizione alla luce naturale del sole, può causare l’insorgenza di malattie metaboliche. La malattia ossea metabolica (MOM, MBD o Metabolic Bone Disease), ad esempio, è una patologia che causa demineralizzazione e ridotta calcificazione del tessuto osseo. È una patologia tipica delle tartarughe di acqua non gestite in modo corretto e si può prevenire fornendo un ambiente e un’alimentazione idonea alle necessità della specie. Per quanto riguarda l’alimentazione delle tartarughe di acqua, le tartarughe adulte sono principalmente onnivore ma da piccole preferiscono alimentarsi con una dieta carnivora. Nei primi anni di vita il cibo deve essere somministrato tutti i giorni, successivamente è possibile alimentarle tre volte a settimana. La dieta delle tartarughine di acqua deve essere varia e possiamo scegliere diversi alimenti quali: latterini, novellame di sardine e acciughe, ritagli di salmone, sgombro, trota, gamberi decongelati, mazzancolle, scampi, vongole, cozze, pezzetti di pollo e tacchino, mela, cocomero, melone, fagiolini, cicoria, radicchio, carota, lattuga e pellet per tartarughe acquatiche. Il cibo essiccato deve essere evitato perché è spesso contaminato e povero di sostanze nutritive. È possibile alimentare le tartarughe di acqua in una vasca a parte per mantenere l’acqua pulita più a lungo.In questo caso è necessario controllare anche la temperatura dell’acqua della vasca per l’alimentazione al fine di evitare sbalzi termici che potrebbero farle ammalare. “DVM, GPCert medicina e chirurgia degli animali esotici, Responsabile settore Animali non Convenzionali Mylav La Vallonea”Dr. Gustavo PicciAutore

Mettiamoci il Becco

Mettiamoci il Becco

IL BECCO DEGLI UCCELLI - ANOMALIE E PATOLOGIE PIU' FREQUENTIIl becco è una struttura anatomica tipica degli uccelli e di alcuni rettili, come le tartarughe. È una robusta struttura cornea che riveste le ossa della porzione mascellare e mandibolare. Può variare per forma e dimensione da specie a specie e, benché si logori con l’uso, cresce durante tutta la vita dell’animale. La superficie esterna del becco, chiamata “ranfoteca”, è ricoperta da uno strato di cheratina, lo stesso materiale duro di cui sono fatti i nostri capelli e le nostre unghie.La ranfoteca cresce in continuazione e può avere colori differenti in base alla specie, all’età e al periodo riproduttivo.Tra la superficie esterna e l'osso interno si trova uno strato contenente terminazioni nervose e vasi sanguigni, per questo motivo se un uccello si ferisce il becco può provare molto dolore.La parte inferiore del becco è detta “gnatoteca” (mandibola), mentre la parte superiore  “rinoteca” (mascella). Queste due strutture sono costituite da tessuto osseo robusto ma anche poroso per garantire la leggerezza necessaria al volo. Oltre alla funzione più intuitiva, ossia la prensione dell’alimento, il becco negli uccelli serve a moltissime altre attività, quali la pulizia del piumaggio, la manipolazione di oggetti, la caccia, la difesa, l’esplorazione dell’ambiente circostante, il corteggiamento del partner, la costruzione del nido e l’alimentazione dei piccoli.Tuttavia, a differenza dei denti dei mammiferi, il becco negli uccelli non è utilizzato per masticare.Nei canarini, ad esempio, il becco serve per sbucciare i semi, che si possono ingoiare solo dopo aver eliminato la buccia.Il pappagallo può rompere una noce con il suo forte becco e successivamente, aiutandosi con la zampa e la lingua, può mangiarne la parte interna. Invece, possiamo paragonare il becco dei rapaci ad un coltello che serve a strappare piume e pezzi di carne in modo tale da ingoiare porzioni di cibo di dimensioni ridotte. Le principali anomalie del becco e le loro cause sono di seguito elencate: Malformazione: questa problematica può essere di natura congenita, con deviazione laterale della mascella e prognatismo mandibolare, in questo caso la porzione inferiore del becco può crescere verso l’alto impedendo al pappagallo di alimentarsi. La forma acquisita si presenta con deviazione, deformità della mandibola o della mascella e morbidezza del becco dovuta a malnutrizione. Se la deviazione interessa soggetti giovani è possibile provare a correggerla effettuando con le dita, più volte al giorno e per alcuni minuti, delle pressioni opposte alla deviazione. In uccelli con lesioni gravi oppure in animali adulti in cui si è completata l’ossificazione, si dovrà correggere la malformazione con un intervento chirurgico. In alcuni casi è possibile utilizzare delle resine acriliche, in altri si dovrà prevedere l’inserimento di impianti. Iperestensione della mascella: questa condizione clinica è frequente nei pappagalli Ara. La mascella è iperestesa e il becco non si riesce a chiudere completamente a causa di un trauma che provoca lo spostamento permanente della mascella. Crescita eccessiva della mascella: è associata a malattie epatiche croniche e ad alterazioni dello strato cellulare di crescita del becco. Infezioni micotiche e batteriche causate da Aspergillus, Candida Mycobacterium, Cryptococcus, Pseudomonas e altri batteri. In questo caso si consiglia di effettuare degli esami citologici, batteriologici e micologici per determinare la causa del problema e impostare la terapia più corretta. In alcuni casi sarà necessario sottoporre il pappagallo ad intervento chirurgico per limare e correggere la deviazione del becco. Infezioni virali causate dal virus della PBFD (malattia del becco e delle penne) nei pappagalli, il polyomavirus nei canarini, cardellini e altri uccelli appartenenti alla famiglia dei fringillidi e l’avipoxvirus in molte specie. Le neoplasie possono interessare anche il becco e per la diagnosi è necessario effettuare una biopsia. I tumori più frequenti sono il fibrosarcoma, il carcinoma a cellule squamose, il liposarcoma e il cheratoacantoma. Rogna del becco: l’acaro Cnemidocoptes pilae è la causa della formazione di croste e della crescita esuberante del becco soprattutto in pappagallini ondulati. È una malattia contagiosa che può colpire soprattutto i soggetti più deboli. La superficie del becco si presenta ispessita, rugosa e traforata per la presenza di forellini dovuti alle erosioni causate dal passaggio del parassita. Nelle forme più gravi possono essere coinvolti anche le palpebre, la pelle attorno al becco e le zampe. Gli animali non hanno prurito. La diagnosi si effettua attraverso l’esame microscopico dai raschiati del becco e della pelle. Traumi del becco possono essere causati da cadute, urti violenti contro porte, finestre e specchi, ferite provocate da altri animali da compagnia oppure lesioni da aggressione da parte del compagno. Quest’ultimo caso è frequente nei Cacatua, alcuni esemplari di questa specie, infatti, possono diventare aggressivi soprattutto durante la riproduzione. Nel caso in cui vediate qualunque anomalia del becco il consiglio è di rivolgervi con tempestività al vostro veterinario di fiducia.“DVM, GPCert medicina e chirurgia degli animali esotici, Responsabile settore Animali non Convenzionali Mylav La Vallonea”Dr. Gustavo PicciAutore

Canarini che passione !

Canarini che passione !

Il canarino (serinus canaria) è il più allevato tra gli uccelli da gabbia e da voliera. Il canarino selvatico è originario delle Isole Canarie, è di colore verde e non supera i 12 cm di lunghezza. I primi soggetti furono importati in Europa nel primo periodo del XV secolo e negli anni successivi, a causa della comparsa di mutazioni, sono state create differenti tipologie raggruppate nelle tre seguenti categorie. Canarini da canto: sono stati selezionati per riprodurre suoni e note ricercate. Appartengono a questa categoria la razza Malinois, la Harzer-Roller e il Timbrado Spagnolo. In queste razze la capacità al canto è, in parte, innata e migliorata attraverso la selezione e, in parte, appresa dai giovani imitando le melodie dei canarini più anziani (maestri cantori).  Canarini di colore: definiti anche sassoni, si distinguono per le bellissime varietà di colore, esistono soggetti a fondo chiaro detti lipocromici (colore rosso, giallo o bianco) e a fondo scuro, definiti melaninici per la presenza nella piuma di vari pigmenti che combinandosi tra di loro danno origine a differenti tonalità di colore. Ai canarini melaninici appartengono i canarini neri, i bruni, gli agata, gli isabella, i satinè, gli opale, i rubino e molte altre mutazioni di colore. I canarini a fattore rosso possono essere sia lipocromici che melaninici. Canarini di forma e posizione: possono essere a piumaggio liscio oppure a piumaggio arricciato, possono avere il ciuffo (in tal caso occorre fare accoppiare un canarino con il ciuffo con uno non ciuffato), avere una forma del corpo particolare, ad esempio Fife fancy e Border sono rotondi, mentre, Scotch Fancy e Japan Hoso sono sottili. Le dimensioni dei canarini sono variabili da 11,5 cm per la Razza Spagnola a 21 cm per il Lancashire e l’Arricciato Gigante Italiano. L’allevamento dei canarini ha lo scopo di riprodurre soggetti giovani per conservare il patrimonio genetico acquisito nei secoli di selezione, ma anche quello di ottenere nuove razze con caratteristiche differenti da quelle esistenti. Tra le nuove tipologie abbiamo: il Salentino, l’Arlecchino Portoghese, il Llarguet Spagolo, il Rogetto, il Benacus e il Girardillo.  Se si dovesse decidere di acquistare una coppia ci si deve indirizzare verso l’acquisto di canarini di una stessa razza per non ottenere dei canarini meticci. Le gabbie devono essere rettangolari, prive di altalene, giochi e specchi e devono essere funzionali in modo da permetterne il volo, a tal fine occorre disporre i posatoi ad altezze differenti distanziandoli dal tetto e dai lati.È preferibile scegliere posatoi con diametro diverso, in modo da permettere un buon esercizio delle zampe, due terzi del posatoio deve essere coperto dal piede e un terzo deve essere libero. È importante che la gabbia sia sistemata in un posto tranquillo, durante le ore notturne dovrebbe essere coperta con un panno per evitare che entri la luce. Gli accessori presenti all’interno devono essere di facile utilizzo e gli alimenti non devono contaminarsi con le deiezioni.Quando si sceglie il posto della casa dove posizionare la gabbia, è fondamentale tenere presente che questi uccellini sono molto sensibili al fumo dei camini, al fumo di sigaretta, ai deodoranti per ambienti e ai vapori prodotti dalle pentole antiaderenti. Il canarino è granivoro, quindi la dieta è costituita prevalentemente da miscele di semi. Il seme principale è la scagliola, che costituisce la base dell’alimentazione, alla quale si aggiungono altre tipologie di semi (niger, colza, ravizzone, lino, perilla, avena decorticata e canapa) in percentuale minore.  La dieta deve essere bilanciata e nutriente durante tutto l’anno, è sufficiente aggiungere un buon pastoncino integrato con uovo sodo, piselli decongelati, carota, broccoli.La dieta può essere completata con l’utilizzo di prodotti specifici contenenti sali minerali, vitamine, aminoacidi essenziali e fermenti lattici. È possibile aggiungere all’interno della gabbia un osso di seppia per permettere la limatura del becco e l’integrazione di calcio. I canarini a fattore rosso devono essere alimentati, esclusivamente durante il periodo della muta, con un pastoncino contenente dei coloranti (cantaxantina e beta carotene), in questo modo i pigmenti colorati saranno inglobati nella struttura delle penne in accrescimento e il canarino continuerà ad avere il suo colore di fondo rosso.  Negli ultimi anni sono disponibili in commercio degli alimenti estrusi, che si presentano in forma di piccole sfere oppure in polvere, in questi prodotti c’è tutto ciò di cui il canarino ha bisogno e sono molto pratici per i proprietari, che non devono preoccuparsi di bilanciare i diversi ingredienti. Inoltre, l’estruso ha un’ottima conservabilità. Il passaggio dai semi all’alimento estruso deve essere effettuato in modo graduale perché gli uccelli sono abitudinari e si adattano lentamente ai cambiamenti alimentari. Si consiglia di effettuare un paio di visite veterinarie durante l’anno. Il veterinario controllerà lo stato di nutrizione, la lunghezza del becco e delle unghie, la qualità del piumaggio, l’aspetto e la consistenza delle feci ed effettuerà l’esame coprologico (per valutare la presenza di parassiti) e i test di citologia fecale per studiare le popolazioni batteriche e micotiche. Qualora risultassero delle alterazioni è possibile continuare le indagini diagnostiche inviando al laboratorio dei campioni per effettuare dei test specifici.“DVM, GPCert medicina e chirurgia degli animali esotici, Responsabile settore Animali non Convenzionali Mylav La Vallonea”Dr. Gustavo PicciAutore

Principali caratteristiche della dieta del coniglio da compagnia.

Principali caratteristiche della dieta del coniglio da compagnia.

Negli ultimi anni si è assistito a un notevole aumento del numero di conigli da compagnia nelle nostre case, i quali grazie al loro carattere dolce e affabile si prestano bene alla vita in famiglia.Il coniglio   appartiene all’ordine dei lagomorfi e al genere Oryctolagus, esistono più di sessanta razze, che differiscono tra di loro per forma, dimensione e colore. Sono state selezionate sia razze nane che razze giganti, le più piccole possono pesare da adulte meno di 1 kg, le più grandi possono arrivare a circa 10 kg, come per la razza fiamminga gigante. Una delle razze più antiche e più diffuse è il coniglio ariete che si caratterizza per le tipiche orecchie cadenti ai lati del capo.Quando si parla di animali non convenzionali l’obiettivo da raggiungere, per migliorarne la qualità della vita, è quello di ricreare in casa condizioni il più possibile simili a quelle che la specie avrebbe in natura.A tal fine, una corretta gestione della dieta è fondamentale per ridurre il rischio di insorgenza di malattie e consentire al coniglio di vivere meglio e più a lungo.Poiché i conigli sono erbivori, la dieta deve essere ricca di piante e di erba di campo. Il coniglio selvatico, infatti, si alimenta di graminacee (Festuca, Brachypodium e Digitaria), di leguminose (erba medica, fieno greco, trifoglio) e di composite (tarassaco, lattuga, radicchio, arnica e camomilla). Durante l’inverno, quando alcuni alimenti non sono disponibili, si alimenta anche di foglie e di cortecce degli alberi.  Questo tipo di alimentazione consente al coniglio di consumare i denti, che sono a crescita continua, prevenendo così problemi di masticazione e di malocclusione dentale. L’erba, infatti, contiene particelle di minerali di silicio che facilitano il consumo delle superfici dentali. Se vengono somministrati alimenti inadeguati, il consumo dentale non riesce a compensarne la crescita causando alterazioni patologiche della dentatura. Perciò, la dieta del coniglio da compagnia deve essere costituita principalmente da fieno, il quale deve essere fresco e pulito e sempre a disposizione dell’animale.Fieni polverosi devono essere evitati perché possono causare riniti allergiche.Nel primo anno di vita è consigliato l’utilizzo di fieno di erba medica perché, essendo ricco di calcio, migliora la struttura ossea riducendo il rischio di patologie metaboliche. Dopo il primo anno si può consumare del fieno misto.La dieta deve essere completata con alimenti che, per la loro composizione, permettano una masticazione regolare quali erba di campo e verdure crude, principalmente insalate, evitando la lattuga brasiliana.L’insalata deve essere lavata e asciugata con un panno, le parti ammuffite vanno eliminate e deve essere consumata a temperatura ambiente. In assenza di erba fresca di prato, la quantità di insalata da somministrare ogni giorno deve essere circa il 20% del peso del coniglio.Frutta e carote dovrebbero essere consumate con moderazione perché, essendo ricche di zucchero, favoriscono obesità e fermentazioni intestinali indesiderate.Si può somministrare del pellet prodotto da aziende specializzate ma sempre con moderazione, perché questo alimento non consente il corretto svolgimento della masticazione ed un uso eccessivo può favorire problematiche dentali.I classici mangimi composti da semi di girasole, legumi, frutta disidrata e fioccati devono essere eliminati dall’alimentazione del nostro coniglio perché assolutamente dannosi per la sua salute. “DVM, GPCert medicina e chirurgia degli animali esotici, Responsabile settore Animali non Convenzionali Mylav La Vallonea”Dr. Gustavo PicciAutore

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