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L'ernia perineale nel cane e nel gatto

L'ernia perineale nel cane e nel gatto

Che cosa è l' ernia perineale ? Per ernia perineale si intende una condizione patologica in cui, a causa del cedimento del cosiddetto diaframma pelvico muscolare, si produce in primis la dislocazione retto ed eventualmente anche di organi addominali quali prostata e/o vescica e, più raramente, piccolo intestino.   Che cosa è il perineo? Il perineo è la regione anatomica compresa tra ano e scroto/vulva (ventralmente) e subito ai lati di queste strutture. L’area è delimitata dalla coda dorsalmente, dalla tuberosità ischiatica e, lateralmente, dal legamento sacrotuberoso (assente nel gatto). Nel gatto, in questa regione, è incluso anche il pene.   Quali sono le strutture muscolari che costituiscono il diaframma pelvico?  Le strutture che costituiscono il cosiddetto diaframma pelvico (che offre supporto laterale al retto) sono il muscolo elevatore dell’ano o levatore ani (subito laterale al retto), il muscolo sfintere anale esterno (che circonda l’ano) e il muscolo coccigeo (laterale al muscolo elevatore).   Quali cani sono maggiormente colpiti? L’ernia perineale colpisce prevalentemente cani maschi interi adulti/anziani (7-9 anni) ma è anche segnalata in femmine intere e gatti. La minore incidenza nelle femmine è giustificata dalla maggiore robustezza della muscolatura pelvica, adatta al parto; i casi riportati in letteratura nel cane femmina sono secondari a distocia (difficoltà nel parto), tosse cronica ed eventi traumatici. Anche nel gatto l’ernia perineale è in genere conseguente a traumi.   Quali sono le razze canine predisposte?  Le razze pure predisposte includono: pechingese, boston terrier, corgie, boxer, barbone, bovaro delle fiandre, bobtail; è frequente nei cani meticci. È una patologia segnalata maggiormente nei soggetti a coda corta e rudimentale in cui la maggiore debolezza del diaframma pelvico sarebbe correlato a un minore sviluppo dei muscoli levator ani e coccigeo.    Quali sono i fattori predisponenti e determinanti per la formazione dell'ernia perineale ? Tra i fattori predisponenti sono segnalati i disturbi endocrini, anche in termini di coesistenza, nel 30% dei casi di ernia perineale, di tumori testicolari ormono-secernenti (per lo più interstizioma). Si presume, infatti, che uno squilibrio nella produzione di androgeni e/o estrogeni possa in ultimo esitare in un aumento delle dimensioni della prostata (prostatomegalia), eventualmente concomitante allo sviluppo di cisti prostatiche intraparenchimali; anche l’eventuale coesistenza di cisti prostatiche extraparenchimali (ex-paraprosatatiche, non primariamente attribuibili ad alterazioni endocrine e frequentemente a sviluppo anche intrapelvico) può determinare un effetto massa in grado di aumentare lo sforzo evacuativo delle feci. E’ stato infine suggerito che una maggiore produzione di relaxina da parte della ghiandola prostatica possa favorire l’indebolimento del diaframma pelvico. Ulteriori fattori predisponenti sarebbero l’atrofia neurogena del muscolo levator ani (probabilmente secondaria a neuropatie del nervo pudendo o del plesso sacrale), l’atrofia muscolare senile e le miopatie del muscolo levatori ani. Condizione determinante per lo sviluppo di ernia perineale è il tenesmo fecale protratto (inteso come aumento della pressione intra-addominale e sforzo evacuativo cronico) con progressivo cedimento del diaframma muscolare pelvico. Tra le patologie potenzialmente associate a tenesmo fecale si annoverano, oltre alle già citate cisti prostatiche extraparenchimali, la prostatomegalia  (ma solo quando la ghiandola è ancora in sede intrapelvica),  le ostruzioni delle basse vie urinarie, le ostruzioni colorettali di diversa natura, la diarrea cronica, i processi infiammatori perianali/perineali cronici (ad esempio sacculiti,  fistole perianali), etc.   Quando posso sospettare che il mio cane abbia un'ernia perineale?  Tra i segni clinici maggiormente segnalati possiamo riscontrate: - tumefazione perineale mono o bilaterale - tenesmo fecale (il cane si mette in posizione ma non defeca o defeca con difficoltà) e costipazione; a volte è possibile osservare prolasso rettale durante la defecazione (fuoriuscita della mucosa rettale dall’ano) - tenesmo urinario con stranguria (il cane si mette in posizione ma non urina immediatamente) - anuria (il cane si mette in posizione ma, nonostante gli sforzi, non urina).   Quali sono gli organi che possono erniare?  L’organo sempre dislocato (deviato o sacculato) è il retto. Possono inoltre dislocarsi in regione perineale la prostata, la vescica e alcune anse del piccolo intestino.    Come si emette diagnosi di ernia perineale?  Il sospetto diagnostico deriva dalla raccolta dei dati anamnestici e, durante la visita clinica presso il medico veterinario, dal rilievo di una tumefazione perineale deformabile alla palpazione. In alcuni casi, la cute circostante può apparire edematosa, arrossata o addirittura ulcerata. Durante l’esplorazione digito-rettale è apprezzabile la deviazione/sacculazione laterale del retto, in esito all’indebolimento o completo cedimento del diaframma muscolare pelvico. Ulteriori test diagnostici includono l’esame ecografico dell’addome (per escludere patologie intraaddominali - compresa la prostatomegalia - in grado di favorire l’aumento di pressione intraddominale) e dei testicoli (per svelare la presenza eventuale di neoplasie). L’esame radiografico dell’addome e della regione perineale è di aiuto nel valutare il grado di collezione fecale a livello di colon e retto. Sia l’esame radiografico sia quello ecografico sono inoltre utili per la valutazione del grado di prostatomegalia e per definire la posizione della vescica. In caso di impegno della vescica nell’ernia, quest’ultima non è infatti più ecograficamente identificabile a livello addominale ma solo più a livello perineale. L’ultimo dato è particolarmente importante quando siano presenti stranguria o addirittura anuria.   Quando l' ernia perineale è un'emergenza medico chirurgica?  L’ernia perineale diventa un’emergenza quando si verifica la dislocazione della vescica nel sacco erniario. Tale organo può addirittura ribaltarsi (retroflessione), con possibile ostruzione, oltre che del flusso urinario, anche del flusso di sangue a livello delle arterie vescicali caudali; quest’ultimo evento può determinare necrosi di una parte o di tutta la vescica. Inoltre, l’infiammazione sierofibrinosa della parete vescicale può eccezionalmente favorire lo stabilirsi di aderenze con la fascia perineale, con impossibilità, dopo cistocentesi per via perineale, del suo riposizionamento in addome.La retroflessione vescicale può inoltre causare stranguria o addirittura anuria; in quest’ultimo caso si stabilisce uno stato azotemico (aumento nel sangue della cretatinina e dell’azoto ureico) e iperkaliemia (aumento del potassio) se ostruzione grave o occlusione si protraggono per oltre 36-48 ore. In questi casi è fondamentale provare con delicatezza a cateterizzare il paziente al fine di evacuare la vescica; se questo non è possibile (organo “inginocchiato” a livello del collo che impedisce la progressione del catetere, motivo per cui è indispensabile essere delicati), la vescica è prima decompressa mediante cistocentesi transucutanea perineale (se non decompressa è spesso impossibile risospingerla) e poi risospinta in addome mediante digitopressione perineale. Seguono l’applicazione di un catetere di Foley, l’esecuzione degli opportuni esami di laboratorio e di diagnostica per immagini e la stabilizzazione del paziente prima di procedere con l’intervento chirurgico.   Se il mio cane ha una tumefazione in regione perineale è sicuramente un'ernia perineale?  La visita dal Medico Veterinario è fondamentale per emettere la diagnosi di certezza. In diagnosi differenziale vi posso essere: patologie a carico delle ghiandole epatoidi (presenti solo nel cane e situate a livello perianale, dorso della coda, prepuzio e più raramente a livello della groppa), sacculiti, neoplasie dei sacchi anali, e tumori cutanei e sottocutanei della regione perineale.    In che cosa consiste il trattamento chirurgico dell'ernia perineale? Il trattamento dell’ernia perineale è chirurgico e prevede la castrazione (essenziale per ridurre il tasso di recidiva dopo erniorrafia) e l’erniorrafia perineale; a queste due procedure si possono o meno associare anche interventi diversi di pessi, cioè di fissazione alla parete addominale di colon discendente (colopessi, a livello di parete addominale sinistra), dei deferenti (deferentopessi bilaterale - per stabilizzare in posizione la prostata) ed eventualmente della vescica (cistopessi - procedura controversa). I diversi interventi sono oggi di norma eseguiti durante la stessa seduta anestesiologica ma possono, se del caso, essere intervallati di 1-3 settimane; in ogni caso castrazione e le procedure addominali precedono sempre l’erniorrafia. Quest’ultima ha l’obiettivo di ripristinare il diaframma muscolare pelvico.    Quali tecniche chirurgiche sono descritte per la ricostruzione del diaframma pelvico ? Nel corso degli anni sono state descritte diverse tecniche chirurgiche.  In generale, si raccomanda di intervenire su entrambi i lati, anche in caso di ernia clinicamente solo monolaterale. L’ernia perineale, nel cane, è classificata come caudale (tra sfintere anale esterno e elevatore dell’ano; è la più frequente); dorsale (tra elevatore dell’ano e muscolo coccigeo); sciatica/laterale (tra muscolo coccigeo e legamento sacrotuberoso); e ventrale (ventralmente alla muscolatura ischiouretrale). Le procedure di correzione chirurgica descritte sono erniorrafia apposizionale, erniorrafia apposizionale associata a trasposizione del muscolo otturatore interno, impianto di reti di polipropilene o di biomateriali (tunica vaginale testicolare, sottomucosa del piccolo intestino, fascia lata), trasposizione del muscolo gluteo superficiale e trasposizione del muscolo semitendinoso (soprattutto per le ernie ventrali o come procedura di salvataggio in caso di recidiva).   Una volta eseguito l' intervento chirurgico cosa si deve fare ? Il paziente, una volta operato, può essere dimesso nella stessa giornata o nei giorni successivi a seconda del tipo di intervento eseguito e delle condizioni cliniche prechirurgia. Una volta giunto a casa, è fondamentale seguire le indicazioni per la gestione post operatoria fornite dal Medico Veterinario per evitare l’instaurarsi di complicanze. E' fondamentale applicare un collare elisabettiano per impedire il leccamento della ferita per le prime 2-3 settimane e somministrare per bocca uno sciroppo a base di lattulosio per ammorbidire le feci e facilitare così la defecazione. E’ bene inoltre far passeggiare l’animale. Inoltre, nei primi giorni post intervento, sono consigliabili farmaci anti-infiammatori e anti dolorifici. L'utilizzo postoperatorio di antibiotici è consigliato. E’ infine importante anche iniziare una dieta ad alto contenuto di fibre ed a basso contenuto di grassi.   Quali possono essere le complicanze correlate all’intervento di ernia perineale? - prolasso rettale  - intrappolamento/stiramento del nervo sciatico (subito laterale al legamento sacroischiatico) in uno dei punti di sutura applicati  - intrappolamento dell’uretra in uno dei punti di sutura applicati (per mancata cateterizzazione preventiva)  - inconsapevole prostatectomia in area perineale in caso di dislocazione dell’organo nel sacco erniario  - infezione - incontinenza fecale: transitoria o permanente, secondaria a lesioni nervose e/o muscolari che possono essere già presenti anche preoperatoriamente - incontinenza urinaria: per intrappolamento del nervo pudendo, per danni vescicali, o come esito della castrazione (1-2% dei casi)  - atonia vescicale: nel 33% dei soggetti con retroflessione vescicale trattati con cistopessi o secondaria a danno neuromuscolare e/o vascolare  - recidiva dell’ernia: nel 5-10 % dei casi, anche a distanza di diversi mesi; tale percentuale può variare a seconda della tecnica utilizzata e, in caso di mancata castrazione, può arrivare fino al 40%.    Quali sono le cure post operatorie ? Nell’immediato postoperatorio e dopo la dimissione, il Medico Veterinario prescriverà sia una terapia farmacologica che riabilitativa: Terapia antibiotica Farmaci antinfiammatori non steroidei Dieta ad alto contenuto di fibre e basso contenuto di grassi Prodotti per ammorbidire le feci (lattulosio) per alcune settimane (8-12 settimane) Impacchi freddi applicati sul sito chirurgico per contrastare l’infiammazione locale Fare passeggiate tranquille ma far camminare l’animale Articolo redatto con la partecipazione della Dr.ssa Alice Ricci Medico Veterinario“DVM, MRCVS, MSc (Oncologia), GpCert(SASTS), GpCert (ENDO), Dipl. European College of Veterinary Surgeon (ECVS), EBVS European Specialist in Small Animal Surgery”Dr. Vincenzo MontinaroAutore“DVM, Prof. Ordinario Clinica Chirurgica Veterinaria, Diplomato ECVS, EBVS® - European Specialist in Small Animal Surgery - (Oncologia Clinica, Chirurgia Oncologica, Chirurgia dei Tessuti Molli)”Prof. Paolo BuraccoAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}

La pediculosi nel cane e nel gatto

La pediculosi nel cane e nel gatto

Cos’è la pediculosi?La pediculosi è l’infestazione da pidocchi.  I pidocchi sono insetti piccoli, privi di ali, appiattiti dorso-ventralmente e provvisti di arti e robusti artigli che consentono loro di ancorarsi ai peli del mantello. I principali pidocchi appartengono al sottordine degli Anopluri, pidocchi pungitori, che infestano solo i mammiferi placentati, e dei Ischnocera, pidocchi masticatori (precedentemente indicati come Mallofagi), che infestano mammiferi e uccelli.  I primi hanno un apparato buccale preposto a succhiare il sangue, mentre i secondi a mordere e masticare, e pertanto non sono ematofagi ma si nutrono di detriti epidermici e peli.   Quali pidocchi interessano il cane e il gatto? Due specie di pidocchio interessano il cane rappresentate da Trichodectes canis, pidocchio masticatore, e Linognathus setosus, pidocchio pungitore ematofago, mentre Felicola subrostrata, pidocchio masticatore, è l’unico pidocchio che infesta il gatto. Mentre Trichodectes canis e Felicola subrostrata sono ampiamente diffusi in Italia, Linognathus setosus è un pidocchio diffuso nei climi più freddi, in particolare nei paesi scandinavi.   La pediculosi è contagiosa?   I pidocchi sono altamente ospite-specifici e molte specie prediligono specifiche aree anatomiche.  I pidocchi non sono in grado di sopravvivere per più di 1 o 2 giorni al di fuori del loro ospite e tendono a rimanere su un singolo ospite per tutta la vita. La trasmissione avviene tramite stretto contatto diretto tra animali infestati e animali recettivi in quanto i pidocchi abbandonano l’ospite solo per trasferirsi su di un altro animale. Essendo altamente ospite-specifici la trasmissione si verifica solo tra ospiti della stessa specie. Nelle aree a clima temperato sono descritte fluttuazioni stagionali con aumento delle infestazioni nel periodo invernale probabilmente favorite dalle caratteristiche del mantello dell’ospite. Gli animali a pelo lungo sono più soggetti alle infestazioni anche se le più gravi si osservano in soggetti denutriti o che vivono in scarse condizioni igieniche.   Come si manifesta la pediculosi?   I pidocchi si distribuiscono su tutto il corpo ma tendono a localizzarsi prevalentemente su testa, collo e regione dorso-lombare. Le lesioni cliniche riscontrabili sull’animale variano in funzione del numero di parassiti e dell’intensità del prurito che è estremamente variabile (da assente a moderato).  Alcuni animali sono asintomatici ed i pidocchi si possono osservare in movimento sui fusti piliferi; spesso si evidenziano solo le uova (lendini) adese ai fusti piliferi che, ad un’osservazione macroscopica a distanza, possono essere confuse con scaglie, ma facilmente distinguibili con un esame ravvicinato grazie alla loro silhouette ovalare ed il colore biancastro. Il pelo può apparire opaco, arruffato e di aspetto sporco.  Altri animali infestati possono presentare lesioni primarie (scaglie, papule) o secondarie aspecifiche da autotraumatismo (alopecia, escoriazioni, croste). Nel gatto è possibile osservare quadri di alopecia simmetrica autoindotta e di dermatite miliare.  Nel cane le gravi infestazioni da Linognathus setosus, soprattutto nei cuccioli, possono essere responsabili di gravi anemie. Fig. 1: Grave infestazione in un gatto con numerose lendini e parassiti Come si fa la diagnosi di pediculosi?   I pidocchi e le loro uova possono essere facilmente osservabili mediante esame visivo diretto o con lente di ingrandimento.  L’esame microscopico del pelo o l’esame con nastro adesivo trasparente permettono la loro identificazione al microscopio ottico. Un’altra metodica diagnostica è lo spazzolamento del mantello che consente di raccogliere sul tavolo da visita i parassiti e le loro uova. Nei casi in cui non si rinvengono parassiti adulti ma solo lendini, queste devono essere differenziate dalle uova di Cheyletiella spp., acaro che, come i pidocchi, depone le uova sul fusto pilifero.  Le uova di pidocchio sono molto più grandi di quelle di Cheyletiella e presentano un opercolo sulla parte dorsale; inoltre, le lendini di pidocchio, sono saldamente cementate al pelo per almeno i 2/3 della loro lunghezza, mentre quelle di Cheyletiella sono attaccate al pelo da sottili fibrille intrecciate. Fig 2 - Adulto di Trichodectes canis: notare la testa molto larga e rettangolareFig. 3 - Adulto di Felicola subrostrata: notare la testa pentagonale Come si tratta la pediculosi?   I pidocchi sono sensibili alla maggior parte degli insetticidi presenti in commercio e attualmente sono registrate diverse molecole per il trattamento della pediculosi. Per tutte le molecole è raccomandata una singola somministrazione ma, data la resistenza delle uova alla maggior parte degli insetticidi, è consigliabile ripetere il trattamento a distanza di 14 giorni per i pidocchi eventualmente emersi dalle lendini in tempi successivi al primo trattamento. In copertina: Uovo di pidocchio (lendine) saldamente cementato al peloTutte le immagini sono gentilmente concesse dall'Autore.“Medico Veterinario - (Dermatologia, Allergologia, Otologia veterinaria e Parassitologia cutanea).”Dr. Federico LeoneAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}

La febbre nel gatto

La febbre nel gatto

La febbre indica una situazione in cui la temperatura corporea aumenta oltre il proprio limite fisiologico: nei gatti la temperatura corporea (rettale) normale oscilla tra i 38°C ed i 39°C, ma in presenza di particolari sostanze dette “pirogene” l’organismo mette in atto diversi processi di adattamento che portano ad un aumento della temperatura corporea. La maggior parte delle sostanze pirogene, ossia che causano lo sviluppo di febbre, derivano dal sistema immunitario del gatto stesso, come risposta a diverse malattie infettive o di alcuni tipi di disturbi non infettivi. Anche quando il gatto si trova in situazioni gravemente stressanti, come ad esempio dopo un viaggio in macchina e/o durante una visita del Veterinario, si può riscontrare un aumento della temperatura corporea; questa condizione si definisce più propriamente “ipertermia” ed è dovuta ad una incapacità di dissipare correttamente il calore corporeo in eccesso. Altre condizioni che possono portare allo sviluppo di ipertermia sono, ad esempio, il permanere per lunghi periodi di tempo in ambienti molto caldi, umidi e poco ventilati o causati dall’ingestione di alcuni farmaci e droghe.   Per quale motivo i gatti sviluppano la febbre? Lo sviluppo di febbre è un probabile adattamento evolutivo che i gatti e gli altri mammiferi (così come gli uccelli o alcuni altri animali vertebrati e invertebrati) hanno sviluppato come forma di protezione nei confronti delle infezioni. La presenza di febbre nel gatto non è, tuttavia, sempre dovuta alla presenza di microrganismi patogeni, poiché la produzione delle sostanze pirogene (che causano febbre) può avvenire anche per infiammazioni sterili, in corso di alcune malattie del sistema immunitario o per la presenza di tumori. L’aumento della temperatura corporea può aiutare a combattere gli organismi patogeni presenti nel gatto, portandoli alla morte. L’utilità della febbre risiede anche nel fatto che l’attività di alcune cellule del sistema immunitario aumenta in concomitanza all’aumento della temperatura stessa.Le cellule del sistema immunitario sono anche le principali responsabili della produzione di sostanze pirogene (es., citochine, interleuchine) che portano alla stimolazione dell’ipotalamo, un organo del sistema nervoso centrale adibito alla regolazione della temperatura corporea, determinando così lo sviluppo di febbre. La febbre, in questi casi, permette quindi di aumentare la possibilità e la velocità di guarigione in corso di malattie infettive. Nei casi più gravi e duraturi, la febbre può tuttavia anche causare effetti indesiderati all’organismo e determinare un peggioramento dello stato di salute; in questi casi risulta quindi opportuno intervenire abbassare la temperatura corporea e supportare l’organismo in attesa di eliminare la causa scatenante la febbre. LE CAUSE PIU' COMUNI DI FEBBRE NEL GATTOMalattie infettive Le malattie infettive vengono comunemente classificate sulla base eziologica, ovvero identificando il tipo di microrganismo responsabile dell’infezione.Si possono quindi identificare delle infezioni batteriche, come quelle sostenute da emoplasmi (responsabili di alterazioni dei globuli rossi nel sangue che determinano anemia) o micobatteri non-emotropi (spesso causa dello sviluppo di lesioni cutanee).Le infezioni virali sono più spesso causate da virus quali Calicivirus felino (Foto 1), Herpesvirus felino (entrambi cause di problemi oculari o delle vie respiratorie), Coronavirus felino (causa di diverse forme di peritonite infettiva (FIP), ovvero un’infiammazione di un tessuto presente all’interno dell’addome), virus dell’immunodeficienza felina (FIV) e virus della leucemia felina (FeLV) (entrambi cause di varie alterazioni delle cellule del sistema immunitario).Altre forme di infezioni, meno frequenti, possono essere le infezioni fungine (cause di alterazioni cutanee, respiratorie o di altre parti del corpo) ole infezioni protozoarie, come la toxoplasmosi (responsabile di alterazioni del tratto gastroenterico, respiratorio e diversi altri apparati). Foto 1 - gatto femmina di 3 anni affetta da calicivirosi (infezione da Calicivirus felino). Nella foto a sinistra si nota una grave infiammazione del naso (rinite crostosa). Nella foto a destra, la freccia indica una lesione ulcerativa presente nella lingua dello stesso gatto.Si ringrazia la Dott.ssa Francesca Del Baldo per la gentile concessione delle foto. Malattie auto-immunitarie In corso di questo gruppo di malattie le cellule del sistema immunitario del gatto possono erroneamente attaccare il proprio organismo.Alcuni esempi di malattie auto-immunitarie riportate nel gatto sono la poliartrite immunomediata (es., infiammazione delle articolazioni), la meningite immunomediata (es., infiammazione delle membrane che rivestono il sistema nervoso centrale) e l’anemia emolitica immunomediata (che causa la distruzione dei globuli rossi nel sangue) (Foto 2). Foto 2 - sangue di un gatto affetto da anemia emolitica immunomediata, visualizzato tramite un microscopio con lente ad elevato ingrandimento (1000x).Si possono osservare diversi globuli rossi normali (frecce rosse) attorno ad un globulo rosso che è stato distrutto dal sistema immunitario dello stesso gatto (punta di freccia blu): in questi casi i globuli rossi appaiono più pallidi e vengono definite “cellule fantasma” o ghost cell.Malattie infiammatorie non-infettiveL’infiammazione di alcuni tessuti del corpo in assenza di agenti infettivi sono alcune delle possibili, seppur rare, cause di febbre nel gatto.Alcuni esempi sono la steatite sterile (i.e., infiammazione del tessuto adiposo) o la linfoadenite sterile (i.e., infiammazione dei linfonodi).Malattie tumoraliIn alcuni tipi di tumori può essere presente un’aumentata produzione di sostanze pirogene che causano lo sviluppo di febbre nel gatto, in assenza di un’infiammazione o infezione sottostante. Questo evento è stato osservato in alcuni gatti affetti da linfoma, mieloma multiplo ed altre neoplasie.Reazioni avverse ai farmaciRaramente la somministrazione di alcuni farmaci può portare allo sviluppo di febbre nel gatto.Alcuni esempi più comuni sono certi antibiotici (es. penicilline, sulfamidici); inoltre, nei giorni immediatamente successivi alla somministrazione di un vaccino è possibile lo sviluppo di febbre.MISURARE PER INDAGARE LA FEBBRE NEL GATTOLa misurazione della temperatura corporea deve, quando possibile, essere effettuata evitando eccessivo stress per il gatto, poiché questa condizione può determinare un aumento della temperatura.Durante la visita dal Veterinario la temperatura corporea può, infatti, risultare lievemente aumentata per la sola condizione di stress. Quando ritenuto opportuno può essere indicato misurare la temperatura a casa o attendere che il gatto si sia tranquillizzato ed ambientato prima di effettuare una nuova misurazione.L’utilizzo di un termometro rettale rimane la metodica consigliata per la misurazione, in quanto permette di appurare in modo accurato la temperatura corporea.La misurazione della temperatura ascellare è da considerarsi un’alternativa secondaria, in quanto meno accurata; risulta infatti sconsigliata in quei gatti che sono in sovrappeso, a causa dell’elevato spessore della cute.Infine, l’utilizzo di termometri auricolari (che permettono di misurare la temperatura dal padiglione auricolare) risulta sconsigliata nel gatto, in quanto i risultati ottenuti possono essere estremamente variabili ed inaccurati.È importante ricordarsi che i risultati di diverse misurazioni della temperatura corporea possono essere confrontati tra di loro solo se sono stati effettuati con la stessa metodica (quindi, ad esempio, confrontare due diverse temperature corporee misurate per via rettale e per via ascellare non è mai consigliato).Dopo aver confermato uno stato febbrile, il Veterinario indagherà le possibili cause effettuando un’indagine anamnestica (chiedendo al proprietario diverse domane pertinenti le possibili cause di febbre) ed effettuando un esame clinico generale per evidenziare eventuali alterazioni sul corpo (es. ferite, mucose pallide, scolo nasale o oculare, problemi a camminare correttamente, dolore).Nel caso in cui siano necessari degli approfondimenti potranno essere necessarie analisi del sangue (ad esempio esame emocromocitometrico o profilo biochimico sierico), un esame delle urine o alcuni esami per valutare la presenza di microrganismi patogeni (es., test infettivi per valutare la presenza o la pregressa esposizione a specifici virus (es FeLV, FIV, FIP) o un esame delle feci per valutare la presenza di parassiti intestinali).Quando lo stato febbrile permane e non risulta possibile risalire alle cause dopo avere effettuato le prime valutazioni cliniche ed analisi di laboratorio, si definisce la febbre "di origine sconosciuta".Questa condizione necessita di un maggiore approfondimento diagnostico, tramite eventuali esami colturali per batteri o funghi, esami di diagnostica per immagini (es. ecografie, radiografie), esami citologici su vari organi o liquidi corporei (es. liquido articolare, da lavaggio polmonare), test per specifici agenti infettivi o malattie auto-immunitarie (es. esami sierologici, PCR), dei prelievi di liquido cerebro-spinale o di midollo osseo.IL TRATTAMENTO DELLA FEBBRE NEL GATTOLa terapia prescritta dal Medico Veterinario sarà sempre essere indirizzata, quando possibile, ad eliminare la causa scatenante della febbre, permettendo al corpo di ritornare a regolare correttamente la temperatura.Raffreddare il corpo in caso di febbre non è consigliato, a meno che non sia presente una temperatura corporea estremamente elevata (al di sopra dei 41°C) che possa mettere a rischio la vita del gatto.Gli antibiotici si utilizzano esclusivamente se la febbre è di origine batterica e non hanno efficacia se la febbre è di origine virale, parassitaria, immuomediata o neoplastica.L’utilizzo di antibiotici deve sempre essere oculato e scelto dal Medico Veterinario, in base al tipo di microrganismo identificato. È altresì importante attenersi strettamente alle indicazioni farmaceutiche previste per la somministrazione di questi farmaci, al fine di evitare una scarsa efficacia delle terapie o lo sviluppo di antibiotico-resistenza da parte dei microrganismi (ovvero quella condizione in cui i microrganismi diventano resistenti al farmaco, causando il fallimento delle terapie prescritte).La somministrazione di farmaci anti-infiammatori deve essere effettuata soltanto in corso di specifiche malattie (es., alcune malattie del sistema immunitario) o per alleviare lo stato di malessere del gatto, in caso di grave infiammazione o dolore. Questi farmaci possono, tuttavia, portare anche allo sviluppo di diversi effetti collaterali se usati impropriamente (es., alcuni farmaci anti-infiammatori non steroidei possono causare un danno renale, vomito o diarrea), pertanto il loro utilizzo deve essere sempre deciso dal Medico Veterinario, monitorando lo stato di salute del gatto.Il trattamento empirico con farmaci antibiotici o anti-infiammatori (ovvero basato soltanto su ipotesi di quale possa essere la malattia sottostante, prima di averne appurato con elevata certezza la presenza) viene preso in considerazione da parte del Medico Veterinario esclusivamente in corso di gravi stati di salute del gatto, che potrebbero metterne a rischio la vita nel breve termine.L’utilizzo di terapie mirate ha, infatti, lo scopo di evitare l’utilizzo improprio di farmaci che possono peggiorare lo stato di salute del gatto e risolvere più velocemente ed efficacemente lo stato febbrile che lo affligge.Articolo redatto con la partecipazione del Dr. Francesco Lunetta“DVM, Diplomato ECVIM-CA, EBVS® - European Veterinary Specialist in Small Animal Internal Medicine - Animali da compagnia, Endocrinologia non riproduttiva, medicina interna e terapia (Malattie Metaboliche).”Prof. Federico FracassiAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}

Epatite cronica da accumulo di rame nel cane, un difetto congenito

Epatite cronica da accumulo di rame nel cane, un difetto congenito

Le patologie del fegato rappresentano un’importante categoria di malattie nel cane e tra queste l’epatite cronica ha un ruolo prioritario. Si tratta di una malattia che può avere diverse cause ed è difficile da diagnosticare in quanto i cani tendono a non mostrare nessun sintomo nelle fasi iniziali, mostrando segni di malessere solo quando la malattia è già in fase avanzata. Una delle forme di epatite cronica più rilevanti è l'epatite cronica da accumulo di rame (abbreviata come CuCH dall’inglese Copper-associated Chronic Hepatitis). La CuCH è una forma di epatite cronica causata da accumulo anomalo di rame nel fegato, principale organo deputato al metabolismo di questo oligoelemento. L’accumulo di rame può essere causato da alterazioni nelle capacità del fegato di gestire i depositi di rame e di eliminarlo nella bile, da un eccessivo apporto di rame nella dieta o da entrambi questi meccanismi. Quando la quantità di rame presente nel fegato supera la capacità di trasporto epatico si verificano danni cellulari e infiammazione epatica; se non trattata la malattia evolve nel tempo fino alla comparsa di fibrosi epatica e poi cirrosi epatica, stadio terminale caratterizzato da insufficienza epatica e da ridotta o assente risposta alle terapie.   Questa condizione può colpire cani di qualsiasi età, anche se è più comune nei giovani adulti (età mediana 6-7 anni), e di qualsiasi razza, inclusi i meticci. Alcune razze mostrano tuttavia una predisposizione per questa patologia, tra cui Bedlington Terrier, Labrador Retriever, Dobermann, Dalmata e West Highland White Terrier. Si ipotizza che questa predisposizione sia causata da mutazioni genetiche responsabili di alterazioni nel metabolismo epatico del rame (es: maggior difficoltà ad eliminare il rame dal fegato). Per alcune delle razze citate questa ipotesi è confermata e le mutazioni genetiche coinvolte nella malattia sono note: è il caso del Bedlington Terrier, ma anche nel Labrador Retriever e nel Dobermann sono state individuate mutazioni parzialmente correlabili allo sviluppo della CuCH. Un altro fattore coinvolto nell’insorgenza della malattia può essere l’eccessivo contenuto di rame nella dieta, in particolare in pazienti in cui il normale metabolismo del rame è alterato a causa di predisposizioni genetiche. L’attenzione verso questo aspetto è molto aumentata negli ultimi anni e la comunità veterinaria internazionale sempre più chiede un attento controllo da parte dei produttori sul contenuto di rame negli alimenti commerciali.   I sintomi della malattia possono essere estremamente variabili. Nella fase iniziale solitamente non sono presenti sintomi e il cane può apparire in perfetta salute, mentre con il progredire del danno a carico del fegato iniziano a comparire sintomi aspecifici, come vomito, riduzione dell’appetito, letargia, perdita di peso, e poi sintomi tipici delle patologie epatiche come la colorazione gialla delle mucose e della cute (ittero), sintomi neurologici (encefalopatia epatica), aumento di sete e urinazione, accumulo di fluido in addome (ascite). Lo screening per la CuCH si basa principalmente sull’esecuzione di esami del sangue, in particolare per valutare gli enzimi epatici (es: transaminasi). Il monitoraggio di questi parametri è particolarmente importante nei cani di razze predisposte, in cui anche alterazioni minime possono essere un campanello di allarme precoce. Altri esami, come per esempio test specifici di funzionalità epatica o l’ecografia addominale, possono essere utili nel processo diagnostico ma, in particolare nelle fasi iniziali, hanno una bassa sensibilità per individuare la malattia. Ad oggi non esistono esami non-invasivi per confermare la diagnosi di epatite cronica, né per definire con esattezza se la causa sia l’accumulo di rame.  Per questi motivi, in caso di alterazioni laboratoristiche (es: aumento persistente delle transaminasi non giustificato da altre cause) o presenza di sintomi compatibili, è fondamentale confermare la diagnosi tramite esecuzione di biopsia epatica con esame istologico e quantificazione del contenuto di rame.   L’utilità di questo esame è massima nella fase iniziale della malattia, in cui il cane non mostra sintomi, per eseguire una diagnosi precoce e prevenire la progressione della malattia.   La biopsia e gli esami correlati sono fondamentali sia per confermare l’epatite cronica che per confermare che l’accumulo di rame è la causa di essa, permettendo di impostare una terapia specifica. La gestione terapeutica si basa principalmente sull’utilizzo di una specifica dieta a ridotto contenuto di rame associata a farmaci che mobilizzano il rame depositato nel fegato favorendone l’eliminazione (farmaci chelanti del rame). Oltre a questi farmaci, si prescrive solitamente terapia di supporto con farmaci ed integratori ad attività epatoprotettrice, cioè in grado di ridurre in parte i danni arrecati dalla malattia alle cellule del fegato. In alcuni casi, sulla base degli esiti dell’esame istologico, il vostro veterinario potrebbe decidere di associare l’utilizzo di farmaci ad attività immunomodulatrice (es: ciclosporina o steroidi). Nei pazienti affetti da CuCH, la durata della terapia può essere di mesi o anni e la dieta è solitamente prescritta a vita.    Se diagnosticato precocemente e adeguatamente trattato, un cane con CuCH può avere una lunga aspettativa e una buona qualità di vita. Al contrario, una diagnosi tardiva si associa spesso ad una prognosi sfavorevole. “DVM, PhD, Dipl. ECVIM-CA (Internal Medicine); Dept. of Veterinary Sciences University of Parma”Dr. Andrea CorsiniAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}

Il tuo amico cane si gratta? Avrà prurito? Tra mito e realtà

Il tuo amico cane si gratta? Avrà prurito? Tra mito e realtà

Principalmente il cane si gratta, si mordicchia o si lecca insistentemente, se ha prurito.   Sfatiamo il mito “se il cane si gratta è normale”, in realtà probabilmente ha prurito e può causarsi diradamento del mantello con pelo "accorciato", fino alla mancanza di pelo con escoriazioni. E' necessario individuare la causa, tramite una visita dermatologica applicando un adeguato iter diagnostico e conseguente protocollo terapeutico. Il prurito può essere causato da ectoparassiti come gli acari della rogna sarcoptica o la Cheyletiella, oppure il parassita può indurre ipersensibilità (allergia) tramite l'inoculo di saliva quando "punge" (pulci).   Sfatiamo il mito "se non vedo le pulci non sono la causa del prurito", in realtà se il cane ne è allergico, con una sola "puntura", può grattarsi fino a 2 settimane dopo, inoltre mordicchiandosi mangia le pulci e quindi noi non le vediamo (possiamo eventualmente solo trovare le feci delle pulci stesse).  Causano prurito anche l'allergia ad allergeni alimentari (allergia al cibo) o ad allergeni ambientali (muffe, pollini, acari della polvere e degli alimenti).   Sfatiamo il mito "se il cane si gratta cambio l'alimento e se migliora è allergico al cibo", in realtà se la qualità dell'alimento migliora potrebbe grattarsi meno, ma non è diagnostico di allergia al cibo. Per la diagnosi definitiva il cane deve smettere completamente di grattarsi quando si elimina l'alimento "incriminato" (dieta privativa) e ricominciare a grattarsi reintroducendolo (prova della scatenamento). Escludendo le cause precedenti rimane l'allergia ad allergeni ambientali (dermatite atopica), più frequentemente pollini, acari della polvere o degli alimenti. Sfatiamo il mito "raggiunta la diagnosi risolto il problema", in realtà è possibile controllare la sintomatologia utilizzando la migliore associazione di terapie per quell'individuo per ottenere la migliorare qualità della vita, utilizzando il minor numero di farmaci, con minori effetti collaterali. Inoltre sarà necessario sempre trattare anche le infezioni secondarie (batteriche o da Malassezia) che possono aumentare il prurito nelle allergie. Quindi quando un cane si gratta sfatiamo il mito del “consiglio dell’amico” ed andiamo subito dal Medico Veterinario che dopo la visita eseguirà “l’algoritmo diagnostico e terapeutico” necessario per curare il nostro amico cane. “DVM, Diploma Master Universitario II livello in Dermatologia Veterinaria, ECVP - Resident European College of Veterinary Pathologists (Istologia generale e Dermatopatologia).”Dr. Luca PazziniAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}

Scopri MyLavforPets: la rivoluzione nella gestione della salute del tuo animale

Scopri MyLavforPets: la rivoluzione nella gestione della salute del tuo animale

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MyLavForPets è realizzata per i sistemi operativi mobile di Google e Apple: premi qui per scaricare MyLavForPets per iOS, premi invece qui per scaricarla direttamente per il tuo dispositivo Android. “Amministratore MYLAV ed Editore”Dr. Guglielmo GiordanoAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}

TEST GENETICI NEL CANE: COSA SONO ED A COSA SERVONO

TEST GENETICI NEL CANE: COSA SONO ED A COSA SERVONO

TEST GENETICI NEL CANE: COSA SONO ED A COSA SERVONO I test genetici sono strumenti utilizzati al fine di “leggere” particolari sequenze di DNA chiamate geni, per valutare la presenza di modifiche del codice genetico, chiamate mutazioni, che possono in certi casi provocare la manifestazione di malattie genetiche anche invalidanti. Queste mutazioni sono ereditate dai genitori ma non necessariamente la loro presenza indica che un soggetto possa sviluppare una malattia ed a questo proposito intervengono i test genetici, che hanno un duplice effetto ovvero valutare la presenza di mutazioni rischiose, per provare ad avere il miglior approccio terapeutico possibile al fine di alleviare i sintomi della malattia ma anche indirizzare i proprietari a scegliere con consapevolezza eventuali accoppiamenti per evitare che la futura prole possa sviluppare patologie genetiche.COME AGISCONO LE MUTAZIONI DELETERIE Come scritto poc'anzi, le mutazioni sono modifiche del codice genetico che in certi casi possono provocare l’insorgenza di malattie, anche gravi ed invalidanti.  Dovete pensare ad un organismo vivente come ad una fabbrica. Questa sarà a sua volta suddivida in reparti (produzione, amministrazione, etc..) ed in ciascuno di essi lavoreranno degli operai, gestiti da dei capi reparto. Tutti insieme mantengono in opera la fabbrica. In queste fabbriche (gli esseri viventi), ogni reparto è un distretto corporeo (i vari organi ed apparati) con gli operai (le cellule) che a loro volta sono gestiti dai capi reparto (i geni). Se i capi reparto (i geni) sbagliano a dare dei comandi, gli operai (le cellule) non saranno in grado di gestire i reparti (i vari organi), creando grossi problemi alla fabbrica, che nel caso degli esseri viventi si traduce con la manifestazione della malattia genetica.COSA SONO I TEST GENETICI PER IL CANE? In generale, un test genetico consiste nel “leggere” la sequenza di DNA che costituisce il codice genetico, per osservare se sono presenti delle modifiche, le mutazioni già discusse. Queste variazioni rendono i geni meno efficaci nel gestire il loro compito ed innescano tutta una serie di sintomi che portano alla manifestazione della patologia genetica. Negli anni le Scienze Veterinarie hanno fatto notevoli passi avanti in tutti i settori, tra cui la genetica.Numerose malattie sono state individuate e correlate a specifiche mutazioni genetiche. Alcune di queste possono essere specifiche per una determinata razza, come ad esempio quella del cistoadenocarcinoma renale nel pastore tedesco, oppure identificate in più razze, come alcune malattie neurodegenerative (un esempio è l’atassia cerebellare).È probabile che nel tempo patologie genetiche associate ad una o poche razze, saranno identificate in un numero sempre maggiore di esse, rendendo questi test sempre più utili nell’eliminare le mutazioni deleterie dalla popolazione canina.QUALI PROBLEMATICHE E PATOLOGIE INDIVIDUANO? Le malattie indotte dalle mutazioni genetiche possono interessare diversi distretti corporei e possono riguardare ad esempio difetti nella coagulazione, come l’emofilia A nel pastore tedesco e la malattia von Willebrand, le malattie metaboliche ed endocrine come la mucopolisaccaridosi e la deficienza di fosfofruttochinasi, ma anche le oculopatie di cui esistono numerosi esempi, tra cui la prcd-PRA, riscontrata in numerose razze canine. Molto importante è la valutazione dei sintomi da parte del Veterinario, così da scegliere il test più appropriato per impostare la terapia più appropriata in caso di presenza di mutazione.PERCHE’ E’ UTILE EFFETTUARE UN TEST GENETICO AL PROPRIO CANE? In certi casi un test genetico potrebbe risultare vitale, soprattutto in certe razze dove alcune mutazioni sono particolarmente frequenti.Per esempio, nel border collie (ma anche diverse altre razze) una terapia farmacologica o antiparassitaria con determinati farmaci potrebbe essere addirittura più dannosa dell’infezione/infestazione stessa. Questo perché è stato dimostrato che la mutazione nel gene MDR1 provoca l’accumulo di alcune categorie di farmaci nel sistema nervoso inducendo reazioni pericolose per la vita del paziente, tra cui reazioni epilettiche. In questo caso il test genetico diventa un utile strumento di prevenzione, ma come già evidenziato, anche l’opportunità di avere una diagnosi precoce in assenza o presenza dei primi sintomi, potrebbe migliorare l’aspettativa di vita del nostro cane.Quindi, uno screening per le più frequenti patologie genetiche per una determinata razza, fatta anche sui cuccioli potrebbe già far emergere eventuali futuri problemi in età adulta e quindi porsi nelle condizioni di agire immediatamente nel momento in cui dovessero manifestarsi i primi segni clinici.I TEST GENETICI POSSONO ESSERE FATTI SOLO AI CANI DI RAZZA? Gli studi per individuare ed associare le mutazioni genetiche alle patologie, sono stati effettuati soprattutto sui cani di razza, che sono sottoposti a criteri di selezione più rigidi al fine di mantenerne gli standard.Questa selezione ha provocato la riduzione della “diversità genetica” (quello che ci rende diversi gli uni dagli altri), rendendo più frequenti le mutazioni e quindi le malattie.Tuttavia, anche i meticci possono manifestare delle patologie genetiche, ma con una frequenza inferiore perché la loro popolazione è geneticamente più variegata e di conseguenza, la possibilità che mutazioni deleterie possano indurre malattie si riduce.Quindi, si, entro certi limiti (e non per tutte le malattie conosciute) anche in questi cani è possibile effettuare test genetici, ma il tutto deve essere sempre valutato dal Medico Veterinario sulla base delle condizioni di salute del cane e di quello che si conosce al momento su una determinata patologia.QUANDO RICHIEDERE AL MEDICO VETERINARIO UN TEST GENETICO PER IL PROPRIO CANE ? I test genetici sono sempre utili come screening pre-accoppiamento, scongiurando così che mutazioni deleterie possano passare ai cuccioli. Questo è un aspetto molto importante, che migliorerebbe di parecchio la salute dei nostri cani di generazione in generazione, riducendo notevolmente i rischi per la loro salute.    I test genetici possono risultare fondamentali anche quando si vuole in qualche modo “prevedere” se il proprio cane possa sviluppare o meno una malattia tra le più frequenti per quella la razza. Naturalmente, il risultato deve essere interpretato dal Medico Veterinario, che in base allo stato di salute del proprio paziente interverrà nel modo più consono, garantendogli il miglior benessere possibile. “DVM, PhD, Responsabile settori Biologia Molecolare e Genetica - Esperto MYLAV”Dr. Michele MarinoAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}

Iperplasia Prostatica nel cane, cos’è e come posso controllarla?

Iperplasia Prostatica nel cane, cos’è e come posso controllarla?

La prostata è una ghiandola accessoria dell’apparato riproduttore e ha il compito principale di produrre il liquido seminale nel quale verranno immessi gli spermatozoi prodotti dai testicoli nel momento dell’eiaculazione. Sia nell’uomo che nel cane la prostata viene nutrita dalla forma attiva del testosterone, il diidrotestosterone, che ne supporta l’attività e ne favorisce la crescita. Col passare degli anni però l’azione del progesterone porta a un eccessivo accrescimento della ghiandola e si instaura l’alterazione chiamata “iperplasia prostatica”. La conseguenza dell’iperplasia e dell’aumento di volume della prostata nel cane, provoca importanti disagi agli organi circostanti, cioè la vescica, l’uretra, il retto e i nervi pelvici.   Quali sono i sintomi dell’ipertrofia prostatica nel cane rispetto all’uomo?   Nell’uomo i sintomi principali dell’iperplasia prostatica sono urinari perché la ghiandola, che avvolge il collo della vescica, cresce principalmente in senso concentrico e va quindi a comprimere la vescica e la parte iniziale dell’uretra. L’uomo avrà quindi necessità di urinare di frequente, fastidio all’urinazione, sensazione di svuotamento incompleto della vescica ecc. Nel cane, invece, la crescita della prostata ha direzione eccentrica (Fig. 1) e quindi i sintomi principali saranno intestinali.Fig. 1 - cane: crescita della prostata in direzione eccentrica. Il nostro cane potrà quindi iniziare a fare feci schiacciate, “nastriformi”, avere tenesmo fecale (cioè la sensazione di dover defecare anche se l’ampolla rettale è vuota), difficoltà nel defecare. Successivamente il cane potrà mostrare sintomi urinari, dolore alla deambulazione, inappetenza. Poiché spesso all’iperplasia è associata la presenza di cisti prostatiche, inizialmente di piccole dimensioni, è anche possibile che il primo sintomo evidenziabile sia il gocciolamento di sangue dal pene dopo l’urinazione. Fig. 2 - cisti prostatiche in un cane evidenziate tramite esame ecografico. Come si può fare una diagnosi precoce di iperplasia prostatica nel cane ? Per evitare di incorrere in tutti questi problemi è importante, cosi come per l’uomo, effettuare una corretta prevenzione. È noto che la prostata inizia a avere un volume oltre il normale quando il cane arriva circa al 40% della sua aspettativa di vita, quindi i controlli sono consigliati dai 5 anni in avanti. Il Medico Veterinario può controllare la salute prostatica con l’ecografia che permette di evidenziare: le dimensioni della prostata,  la possibile presenza di cisti, la sua corretta struttura, la sua omogenicità e il flusso sanguigno. Come nell’uomo anche nel cane il Medico Veterinario può controllare la prostata attraverso un esame del sangue: il dosaggio della CPSE. Il cane, a differenza dell’uomo, ha un rischio molto molto basso di carcinoma prostatico, mentre circa l’80% dei soggetti oltre i 5 anni soffre di iperplasia prostatica. Per questo motivo, a differenza della PSA, che nell’uomo è un marker tumorale, la CPSE canina è una proteina, prodotta dalla prostata, che indica che la ghiandola sta lavorando eccessivamente o in modo non corretto. Se la CPSE è superiore ad un certo valore (70 ng/ml) significa che la prostata è di volume aumentato e in questo caso il Medico Veterinario potrebbe effettuare un controllo ecografico per valutare la necessità di terapia. Il dosaggio della CPSE si esegue sul siero ematico e può quindi essere eseguito insieme ad altri test ematologici di routine come ad esempio nei controlli annuali di medicina preventiva (malattie endemiche, stato di salute generale, ecc.). In questo modo si riesce a fare un’ottima prevenzione anche per l’iperplasia prostatica del cane e ad impedire che il nostro amico incorra in problemi anche importanti causati da questa condizione. Il vostro Veterinario di fiducia saprà consigliarvi al meglio sia sul momento opportuno per effettuare questo esame sia su come procedere. “DVM, Diplomata ECAR, EBVS ® - European Veterinary Specialist in Animal Reproduction (Fisiologia e patologia della Riproduzione, Ginecologia e Andrologia del cane, del gatto e dei mammiferi non convenzionali, Neonatologia)”Dr.ssa Maria Carmela PisuAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}

Perché il mio pappagallo si strappa la piume?

Perché il mio pappagallo si strappa la piume?

Perché il mio pappagallo si strappa la piume?  L’autodeplumazione è un comportamento ossessivo-compulsivo attraverso il quale il pappagallo manifesta una condizione di malessere. Il piumaggio risulta sfilacciato, spezzato e consumato, alcune zone del corpo potranno essere interessate da irritazione, infezione ed emorragie. Nelle forme più gravi, se si sviluppano delle lesioni importanti dei follicoli, le piume potrebbero non ricrescere. Questo atteggiamento deve essere distinto sia dalla muta sia dal “preening”. La muta è una fase transitoria in cui le piume vecchie e consumate vengono perse e sostituite da nuove. E’ piuttosto semplice distinguere un pappagallo che sta cambiando fisiologicamente le sue piume da un altro interessato da autodeplumazione, infatti, in quest’ultimo caso le penne della testa sono risparmiate e appaiono perfette e intatte. Il “preening”, invece, è un processo routinario mediante il quale un uccello si pulisce e si prende cura del suo piumaggio. Un pappagallo che si gratta o mastica le piume presenti in un’area localizzata potrebbe esprimere dolore e disagio in quella zona del suo corpo, anche se non sempre la situazione appare chiara e inequivocabile. In generale, le cause possono essere distinte in mediche e non-mediche. Le cause mediche includono: • Allergie da contatto, inalazione e ingestione di cibo. Alcuni uccelli sono allergici ai semi di girasole, alle arance e alle noci, alcune volte si può sviluppare prurito a causa della presenza di muffe negli alimenti. • Acari e pidocchi che possono infestare gli uccelli causando fastidio e prurito. • Contatto con prodotti irritanti – Alcuni prodotti che utilizziamo frequentemente nelle nostre case possono essere causa di prurito negli uccelli, ad esempio il vapore prodotto dagli oli da cucina, l’utilizzo di spray a base di alcol e il fumo di sigaretta possono irritare la pelle dei nostri pappagalli. La bassa umidità ambientale creata dal riscaldamento dell’abitazione è particolarmente irritante per i pappagalli originari della foresta pluviale, come gli Ara, che in natura vivono in ambienti umidi. • Parassiti intestinali – Nelle calopsite (Nymphicus hollandicus) la presenza di parassiti intestinali potrebbe causare prurito su tutto il corpo con una localizzazione a livello delle ascelle e dei fianchi. In questi uccelli l’esame delle feci rivela la presenza di Giardia, un parassita flagellato. Il trattamento della Giardia permette spesso la guarigione della dermatite. L'esatto meccanismo non è noto, ma si pensa che la Giardia produca una tossina che causa prurito. • Malnutrizione – E’ comune nei pappagalli alimentati con diete a base di semi. • Infezioni batteriche o fungine della pelle e/o dei follicoli delle piume. L'infezione batterica causata da Staphylococcus può essere intensamente pruriginosa così come la presenza dei funghi Mucor sp. e Rhizopus sp.. • Neoplasie – Gli uccelli sviluppano tumori della pelle, alcune specie come i pappagallini ondulati (Melopsittacus ondulatus), i cacatua rosa (Eolophus roseicapilla) e i Cacatua galerita sono più predisposte rispetto ad altre. I pappagalli possono beccare la parte interessata ferendosi. La rimozione chirurgica ha successo in molti tumori negli uccelli. Fratture – La presenza di fratture che non sono state trattate e gestite correttamente potrebbero indurre il pappagallo a sviluppare autodeplumazione.  Una volta escluse tutte le cause mediche che causano autodeplumazione, vengono prese in considerazione le cause non mediche, tra cui: • Cambiamento ambientale – Gli uccelli hanno bisogno di routine. Cambiamenti improvvisi o costanti possono spesso portare a stress.  • Noia – Essendo animali molto intelligenti, i pappagalli si annoiano facilmente. Al fine di evitarlo, dobbiamo migliorare la loro qualità della vita considerando tutti i fattori che favoriscono il mantenimento di comportamenti che appartengono alla specie. È importante attuare delle procedure di arricchimento ambientale (nutrizionale, sensoriale, cognitivo, sociale e dell’habitat), prima che si manifestino comportamenti indesiderati. Ad esempio la frutta e la verdura, il legno non tossico, la TV o la radio possono fornire degli stimoli positivi ad uccelli annoiati.  •Paura – Possono sentirsi minacciati da un animale domestico, da una persona troppo invadente e da rumori improvvisi. • Sovraffollamento – L’introduzione di nuovi animali deve essere effettuata lentamente per capire se i nuovi compagni sono graditi al gruppo presente in casa o in voliera. Inoltre, è preferibile testare il nuovo arrivato per la malattia del becco e delle penne (PBFD), il polyomavirus, la Chlamydia psittaci e per gli anticorpi antigangliosidi per ganglioneurite aviare (AG).  • Taglio delle remiganti – Il taglio delle penne remiganti è una procedura che non deve essere effettuata, il taglio può causare fastidio continuo perché le punte tagliate sfregano contro il corpo del pappagallo che cercherà di procurarsi sollievo grattandosi e cercando di strappare i monconi delle penne. • Frustrazione sessuale – La solitudine durante la stagione riproduttiva può indurre il pappagallo a strapparsi le piume.  Un pappagallo che inizia a sviluppare comportamenti di autodeplumazione e autotraumatismo dovrebbe essere visitato in tempi brevi da un veterinario al fine di indagare le cause del problema.Il veterinario, dopo aver effettuato la visita clinica potrebbe proporre un iter diagnostico consigliando lo studio radiografico, il profilo ematobiochimico, l’esame microscopico, citologico e batteriologico delle piume, il profilo per malattie virali, le biopsie cutanee sia della zona anomala che di un’area sana.Al fine di ottenere una diagnosi accurata potrebbe essere necessario intraprendere un iter diagnostico completo. “DVM, GPCert medicina e chirurgia degli animali esotici, Responsabile settore Animali non Convenzionali Mylav La Vallonea”Dr. Gustavo PicciAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}

Il mio cane ha un’ulcera sul tartufo che non guarisce:  Il carcinoma del tartufo del cane.

Il mio cane ha un’ulcera sul tartufo che non guarisce: Il carcinoma del tartufo del cane.

Il mio cane ha un’ulcera sul tartufo che non guarisce!   Il carcinoma squamoso del tartufo del cane è un tumore localmente molto invasivo che origina dalla mucosa della narice, dalla cute cheratinizzata del tartufo o dall’epitelio della parte anteriore del setto nasale. Fattori predisponenti al tumore sono la pigmentazione chiara e l’esposizione cronica ai raggi ultravioletti del sole (raggi UV). I cani colpiti sono più spesso anziani (7-13 anni), di sesso maschile e soprattutto di razza Labrador e Golden retriever (fino al 76% dei casi); più raramente si osserva anche in soggetti di altre razze (ad esempio collie, Pastore australiano, pastore delle Shetland, etc).  Nelle fasi iniziali si può notare un’erosione superficiale/ulcera (che però non tende a guarire) o una tumefazione della regione del tartufo; negli stadi più avanzati la lesione diventa più evidente (Figura A) e il cane può perdere sangue (epistassi) e/o sternutire ripetutamente. Fig A - Lesione erosiva (ulcera) del tartufo di un cane. DIAGNOSI   Per la diagnosi è necessario prelevare un pezzo di tessuto da avviare ad esame istologico. L’esame citologico spesso non è diagnostico. Se l’istologico conferma la diagnosi, è necessaria una TC o una Risonanza Magnetica per stabilire l’entità dell’invasione tumorale e il limite caudale del tumore; tale dato può essere utilmente integrato con i rilievi endoscopici (rinoscopia). Le metastasi in prima presentazione sono molto rare e, se si verificano, sono a livello dei linfonodi regionali del collo. Su questi può essere fatto un esame mediante ago aspirato per analisi citologica e la loro rimozione dovrebbe limitarsi a quelli metastatici. Se non si è eseguito un esame TC completo, i polmoni possono essere controllati con esame radiografico del torace (negativo nella stragrande maggioranza dei casi; metastasi polmonari si possono raramente formare dopo fallimento del trattamento e sono comunque tardive). L’esame ecografico dell’addome è opzionale ma, trattandosi di animali in genere anziani, è comunque consigliabile per escludere malattie concomitanti.   TERAPIA   Se non si opta per alcun trattamento, il cane è in genere sottoposto ad eutanasia entro 2-5 mesi per l’impossibilità a gestire i segni clinici progressivamente più gravi. Il trattamento di scelta è chirurgico ovvero nosectomia completa (planectomia), eventualmente comprendendo anche la regione incisiva (Figura B). Fig B - Cane, esito chirurgia di carcinoma nasale. Un margine di escissione sicuro (da 1 a 2 cm od oltre di tessuto sano oltre al tumore) è l’unico modo per consentire al cane una lunga sopravvivenza (e forse guarire). Per la ricostruzione ci sono diverse tecniche. Complicanze possono verificarsi nel breve (cedimento delle suture) e nel medio-lungo termine (stenosi della neoapertura); molte di queste complicanze possono richiedere revisione chirurgica. Complicanze minori sono sternuti e perdita di secrezioni dal naso, soprattutto nel primo periodo ma potenzialmente anche nel lungo periodo (ma meno frequentemente).  La radioterapia non è un’opzione curativa valida in quanto questo tumore appare radioresistente e la progressione è frequente. Anche l’escissione chirurgica meno aggressiva seguita da radioterapia esita in recidiva in molti casi. L’irradiazione ritarda comunque la recidiva in caso di margini chirurgici incompleti (cioè con ancora cellule tumorali nel punto di resezione); nei casi inoperabili la radioterapia può comunque estendere la sopravvivenza rispetto ai cani non trattati. Riguardo l’elettrochemioterapia non vi sono dati in letteratura ma si presume che l’effetto possa essere solo palliativo e transitorio. Palliazione transitoria può anche ottenersi applicando laser CO2 e criochirurgia. La chemioterapia classica non è indicata. Per la palliazione si possono forse usare gli antinfiammatori (farmaci anti-COX2) e la terapia metronomica (antiangiogenica) ma non ci sono dati che consentano di esserne certi.   PROGNOSI   Lo stato dei margini di escissione (infiltrati o non infiltrati) è fondamentale; questo implica che precocità di diagnosi e trattamento con corretta dose chirurgica sono essenziali per il controllo delle recidive e quindi per la sopravvivenza (fino a 2010 giorni in uno studio, mediana 1542 giorni, con tasso metastatico complessivo [linfonodi e/o polmoni] dopo trattamento del 23%). L’attesa di oltre 8 settimane esporrebbe a una maggior probabilità di recidiva. Si ricorda che le recidive (e non le metastasi) rappresentano la causa dell’eutanasia dell’animale, indipendentemente dal trattamento adottato. La recidiva, se si verifica, si ha in genere entro 6 mesi dal trattamento.   CONSIDERAZIONI FINALI   Per allungare la vita e potenzialmente guarire il tuo cane che si è ammalato di carcinoma squamoso al tartufo è quindi indispensabile portarlo al più presto dal Medico Veterinario per poter far formulare la diagnosi il più precocemente possibile. Far eseguire tutti gli accertamenti e le indagini che ti prescriverà ed accettare il fatto che solo una chirurgia aggressiva è in grado di ottenere la rimozione di tutta la neoplasia ottenendo la condizione di “margini puliti” (cioè non infiltrati da cellule tumorali), per allungare la vita e forse guarire il tuo cane. La modificazione estetica conseguente alla chirurgia non causa in genere problemi funzionali al cane anche se ci potranno essere delle possibili complicanze per alcune delle quali potrebbe essere necessaria una revisione chirurgica mentre altre (occasionali epistassi e sternuti) sono invece in genere gestibili e tollerabili. “DVM, Prof. Ordinario Clinica Chirurgica Veterinaria, Diplomato ECVS, EBVS® - European Specialist in Small Animal Surgery - (Oncologia Clinica, Chirurgia Oncologica, Chirurgia dei Tessuti Molli)”Prof. Paolo BuraccoAutore“Med. Vet., Professore Associato Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Diplomata ECVIM-CA, EBVS® - European Veterinary Specialist in Small Animal Oncology - Animali da compagnia - (Oncologia)”Prof.ssa Laura MarconatoAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}

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