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Il mio cane ha un’ulcera sul tartufo che non guarisce:  Il carcinoma del tartufo del cane.

Il mio cane ha un’ulcera sul tartufo che non guarisce: Il carcinoma del tartufo del cane.

Il mio cane ha un’ulcera sul tartufo che non guarisce!   Il carcinoma squamoso del tartufo del cane è un tumore localmente molto invasivo che origina dalla mucosa della narice, dalla cute cheratinizzata del tartufo o dall’epitelio della parte anteriore del setto nasale. Fattori predisponenti al tumore sono la pigmentazione chiara e l’esposizione cronica ai raggi ultravioletti del sole (raggi UV). I cani colpiti sono più spesso anziani (7-13 anni), di sesso maschile e soprattutto di razza Labrador e Golden retriever (fino al 76% dei casi); più raramente si osserva anche in soggetti di altre razze (ad esempio collie, Pastore australiano, pastore delle Shetland, etc).  Nelle fasi iniziali si può notare un’erosione superficiale/ulcera (che però non tende a guarire) o una tumefazione della regione del tartufo; negli stadi più avanzati la lesione diventa più evidente (Figura A) e il cane può perdere sangue (epistassi) e/o sternutire ripetutamente. Fig A - Lesione erosiva (ulcera) del tartufo di un cane. DIAGNOSI   Per la diagnosi è necessario prelevare un pezzo di tessuto da avviare ad esame istologico. L’esame citologico spesso non è diagnostico. Se l’istologico conferma la diagnosi, è necessaria una TC o una Risonanza Magnetica per stabilire l’entità dell’invasione tumorale e il limite caudale del tumore; tale dato può essere utilmente integrato con i rilievi endoscopici (rinoscopia). Le metastasi in prima presentazione sono molto rare e, se si verificano, sono a livello dei linfonodi regionali del collo. Su questi può essere fatto un esame mediante ago aspirato per analisi citologica e la loro rimozione dovrebbe limitarsi a quelli metastatici. Se non si è eseguito un esame TC completo, i polmoni possono essere controllati con esame radiografico del torace (negativo nella stragrande maggioranza dei casi; metastasi polmonari si possono raramente formare dopo fallimento del trattamento e sono comunque tardive). L’esame ecografico dell’addome è opzionale ma, trattandosi di animali in genere anziani, è comunque consigliabile per escludere malattie concomitanti.   TERAPIA   Se non si opta per alcun trattamento, il cane è in genere sottoposto ad eutanasia entro 2-5 mesi per l’impossibilità a gestire i segni clinici progressivamente più gravi. Il trattamento di scelta è chirurgico ovvero nosectomia completa (planectomia), eventualmente comprendendo anche la regione incisiva (Figura B). Fig B - Cane, esito chirurgia di carcinoma nasale. Un margine di escissione sicuro (da 1 a 2 cm od oltre di tessuto sano oltre al tumore) è l’unico modo per consentire al cane una lunga sopravvivenza (e forse guarire). Per la ricostruzione ci sono diverse tecniche. Complicanze possono verificarsi nel breve (cedimento delle suture) e nel medio-lungo termine (stenosi della neoapertura); molte di queste complicanze possono richiedere revisione chirurgica. Complicanze minori sono sternuti e perdita di secrezioni dal naso, soprattutto nel primo periodo ma potenzialmente anche nel lungo periodo (ma meno frequentemente).  La radioterapia non è un’opzione curativa valida in quanto questo tumore appare radioresistente e la progressione è frequente. Anche l’escissione chirurgica meno aggressiva seguita da radioterapia esita in recidiva in molti casi. L’irradiazione ritarda comunque la recidiva in caso di margini chirurgici incompleti (cioè con ancora cellule tumorali nel punto di resezione); nei casi inoperabili la radioterapia può comunque estendere la sopravvivenza rispetto ai cani non trattati. Riguardo l’elettrochemioterapia non vi sono dati in letteratura ma si presume che l’effetto possa essere solo palliativo e transitorio. Palliazione transitoria può anche ottenersi applicando laser CO2 e criochirurgia. La chemioterapia classica non è indicata. Per la palliazione si possono forse usare gli antinfiammatori (farmaci anti-COX2) e la terapia metronomica (antiangiogenica) ma non ci sono dati che consentano di esserne certi.   PROGNOSI   Lo stato dei margini di escissione (infiltrati o non infiltrati) è fondamentale; questo implica che precocità di diagnosi e trattamento con corretta dose chirurgica sono essenziali per il controllo delle recidive e quindi per la sopravvivenza (fino a 2010 giorni in uno studio, mediana 1542 giorni, con tasso metastatico complessivo [linfonodi e/o polmoni] dopo trattamento del 23%). L’attesa di oltre 8 settimane esporrebbe a una maggior probabilità di recidiva. Si ricorda che le recidive (e non le metastasi) rappresentano la causa dell’eutanasia dell’animale, indipendentemente dal trattamento adottato. La recidiva, se si verifica, si ha in genere entro 6 mesi dal trattamento.   CONSIDERAZIONI FINALI   Per allungare la vita e potenzialmente guarire il tuo cane che si è ammalato di carcinoma squamoso al tartufo è quindi indispensabile portarlo al più presto dal Medico Veterinario per poter far formulare la diagnosi il più precocemente possibile. Far eseguire tutti gli accertamenti e le indagini che ti prescriverà ed accettare il fatto che solo una chirurgia aggressiva è in grado di ottenere la rimozione di tutta la neoplasia ottenendo la condizione di “margini puliti” (cioè non infiltrati da cellule tumorali), per allungare la vita e forse guarire il tuo cane. La modificazione estetica conseguente alla chirurgia non causa in genere problemi funzionali al cane anche se ci potranno essere delle possibili complicanze per alcune delle quali potrebbe essere necessaria una revisione chirurgica mentre altre (occasionali epistassi e sternuti) sono invece in genere gestibili e tollerabili. “DVM, Prof. Ordinario Clinica Chirurgica Veterinaria, Diplomato ECVS, EBVS® - European Specialist in Small Animal Surgery - (Oncologia Clinica, Chirurgia Oncologica, Chirurgia dei Tessuti Molli)”Prof. Paolo BuraccoAutore“Med. Vet., Professore Associato Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Diplomata ECVIM-CA, EBVS® - European Veterinary Specialist in Small Animal Oncology - Animali da compagnia - (Oncologia)”Dr. Luigi VencoAutore

Il diabete e la vista nel cane: la cataratta diabetica

Il diabete e la vista nel cane: la cataratta diabetica

Il mio cane diabetico è diventato improvvisamente cieco, cosa è successo? Probabilmente ha sviluppato una cataratta diabetica. Cosa è una cataratta?Si definisce cataratta qualsiasi opacità a carico della lente (o cristallino).  Molti cani diabetici a distanza di 6-8 mesi dalla diagnosi della malattia sviluppano una cataratta che ha la caratteristica di comparire molto rapidamente (a volte in pochi giorni), e di diventare matura e intumescente causando una cecità completa. La sua formazione è strettamente correlata allo stato ed al controllo della patologia diabetica ed al valore della glicemia (ovvero lo zucchero nel sangue).Cosa può fare il proprietario di un cane con cataratta diabetica ?Far sottoporre l’animale a chirurgia per rimuovere la cataratta e recuperare la visione.   Che tipo di chirurgia?Una procedura definita facoemulsificazione, che è la stessa utilizzata nell’uomo per eliminare e curare le cataratte (di solito senili).   In cosa consiste questa chirurgia?Nella rottura e aspirazione del contenuto del cristallino e sostituzione con una lente artificiale intraoculare (IOL).   Come viene eseguita la chirurgia nel cane?In anestesia generale ed in regime di day-hospital a volte senza necessità di ricovero.   Quale è la percentuale di successo?Se il cane viene correttamente preparato e la malattia diabetica è sufficientemente controllata la maggior parte (90%) dei soggetti operati recupera presto e bene la capacità visiva (fig. 1). Fig. 1 - Cane un ora dopo la chirurgia di cataratta diabetica La cataratta si può riformare?No, ma possono comparire nel tempo in alcuni pazienti (5-10%) delle complicanze oculari che riducono in parte o totalmente il risultato positivo ottenuto con la chirurgia.   Cosa deve fare il proprietario dopo la procedura chirurgica?Essere in grado di somministrare le terapie mediche previste (alcuni colliri da mettere dalle 2 alle 4 volte al giorno) per diverse settimane/mesi e portare il cane ai controlli programmati (all’inizio settimanali, poi mensili).   Possono essere operati tutti i cani diabetici?Solo quelli non affetti da altre patologie oculari importanti (ad es. distacco o malattie della retina, glaucoma), che risultano in buono stato di salute per affrontare l’anestesia generale e che sono facilmente trattabili dal proprietario e non aggressivi verso gli estranei. I cani affetti da diabete possono nel tempo sviluppare anche secchezza oculare; per tale ragione sono sempre consigliabili integrazioni con sostituti lacrimali in particolare nei soggetti già operati per la rimozione della cataratta.In copertina: cane con cataratta diabetica prima della chirurgia.Tutte le immagini sono gentilmente concesse dall'autore. “DVM, Dottore di Ricerca in Oftalmologia Veterinaria Specialista in Clinica e Malattie dei Piccoli Animali (Oftalmologia)”Dr. Domenico MultariAutore

Le otiti nel cane

Le otiti nel cane

L’otite esterna, ovvero l’infiammazione del padiglione auricolare e del condotto uditivo esterno, è una malattia molto frequente nel cane e può interessare fino al 20% degli animali portati a visita veterinaria. Meno frequenti sono l’otite media (ossia il coinvolgimento della bolla timpanica) e l’otite interna, con interessamento neurologico. L’otite esterna è causata da fattori primari e secondari, unitamente a fattori predisponenti e perpetuanti, come indicato nella tabella.La mancata identificazione delle cause primarie o il ritardo nella diagnosi possono portare a otiti esterne croniche e ricorrenti, oppure ad otiti medie e interne, molto frustranti sia per il proprietario che per l’animale. Le cause primarie più frequenti sono rappresentate da corpi estranei, ovvero ariste di graminacee durante la stagione primaverile ed estiva nei cani da lavoro e che trascorrono molto tempo all’aperto. Gli acari della rogna otodettica sono più frequenti nei cuccioli e negli animali che vivono in situazioni di sovraffollamento. Negli animali anziani, nel caso in cui sia coinvolto un solo orecchio, dovrà essere ricercata una eventuale neoplasia. Le malattie allergiche, sia ad allergeni ambientali che alimentari, e le malattie ormonali possono manifestarsi molto spesso solo con l’otite esterna. Le malattie allergiche in particolare possono presentarsi con otiti ricorrenti negli anni, sia correlate a stagionalità che periannuali. Più raramente, anche le malattie autoimmuni e immunomediate (come ad esempio il pemfigo foliaceo e l’adenite sebacea) possono avere manifestazioni auricolari. Una attenta raccolta dell’anamnesi da parte del Medico Veterinario è indispensabile per stabilire la causa primaria della malattia.  I fattori secondari consistono in sovracrescite o infezioni sostenute da microbi, che possono essere batteri (cocchi o bacilli) oppure lieviti, ad esempio Malassezia spp. Questi dovranno essere identificati dal Medico Veterinario e trattati con terapia topica o sistemica adeguata, allestita sulla base dei riscontri clinici e dell’esame citologico dell’essudato. Questa procedura è indispensabile per visualizzare al microscopio il tipo di infezione presente. Se necessario, parte del materiale prelevato verrà inviato in Laboratorio per ulteriori indagini come l’esame batteriologico e l’antibiogramma. Esistono inoltre fattori predisponenti che in assenza di una malattia sottostante possono promuovere lo sviluppo di una infiammazione. Questi sono per esempio le conformazioni anatomiche dei canali auricolari di Bulldog Inglesi e Sharpei, molto stretti; oppure i padiglioni auricolari penduli di Bassetthound e Cocker Spaniel. In tutti i cani l’eccessiva umidità determinata da contatti frequenti con acqua e bagni può favorire le sovracrescite microbiche. La pulizia dei condotti auricolari con prodotti non adeguati, come ad esempio alcool o acqua di rubinetto, è sempre da evitare. In caso di dubbi, occorre sempre chiedere consiglio al Medico Veterinario. Tab. 1 - cause di otiti nel cane SEGNI E SINTOMI I cani con otite esterna presentano prurito e dolore, che si manifestano con il grattamento dei padiglioni auricolari o con lo scuotimento della testa. I cani con otite media possono avere gli stessi sintomi descritti per l’otite esterna unitamente alla testa ruotata e altri segni neurologici come perdita dell’equilibrio e procidenza della terza palpebra.   DIAGNOSI Dopo una accurata raccolta della storia clinica per identificare le cause primarie, il Medico Veterinario effettuerà un esame otoscopico con cane sveglio o in sedazione per visualizzare al meglio i canali auricolari e le membrane timpaniche. Il Medico Veterinario potrà anche eseguire un prelievo del cerume per l’analisi al microscopio e, se ritenuto necessario, un tampone per identificare il germe responsabile dell’otite e gli antibiotici da poter utilizzare. Nei casi di otite cronica o in cui si sospetti una otite media, potranno essere effettuate anche endoscopia, radiografia, TAC o risonanza magnetica, a discrezione del Medico Veterinario.   TERAPIA La terapia dell’otite dipende dalla causa scatenante (fattore primario) e dal tipo di germi visualizzati al microscopio o isolati dal Laboratorio. I corpi estranei eventualmente presenti devono essere estratti; i parassiti devono essere trattati con prodotti specifici. Neoplasie o cisti dovranno essere rimosse chirurgicamente. Esistono in commercio numerosi prodotti a uso auricolare per la terapia topica che comprendono associazioni di antibiotici, antimicotici ed antiinfiammatori; in associazione, o alternativa, a seconda del caso clinico, il Medico Veterinario potrà prescrivere prodotti per via orale. Cause primarie di origine allergica o ormonale saranno da gestire con Medico Veterinario Dermatologo od Endocrinologo. Otiti croniche gravi con coinvolgimento sia dell’orecchio esterno che medio potranno essere risolte con trattamento chirurgico.   LAVAGGI AURICOLARI In presenza di notevole quantità di essudato ceruminoso o purulento, è indispensabile effettuare lavaggi dei condotti auricolari con animale sveglio o in sedazione. Lavaggi profondi possono essere effettuati in anestesia generale ed associati ad endoscopia. Fondamentale è la valutazione della integrità della membrana timpanica. In caso di rottura del timpano infatti la maggior parte dei prodotti utilizzati per i lavaggi auricolari e le terapie topiche può provocare gravi danni. Se il timpano non è integro può essere utilizzata solo la soluzione fisiologica sterile. Se il timpano è integro, si possono utilizzare con relativa sicurezza i prodotti di lavaggio auricolare per cani disponibili in commercio. Se l’essudato è purulento, possono essere usati princìpi attivi disinfettanti; i lavaggi dovranno essere ripetuti fino a quando il liquido che fuoriesce non sarà limpido. Se l’essudato è brunastro e denso, sono da preferire princìpi attivi ceruminolitici massaggiando dall’esterno i canali auricolari in modo da favorirne l’azione terapeutica. Il Medico Veterinario saprà consigliare il prodotto migliore a seconda dell’essudato presente.  Alcool, olii, altre soluzioni “fai-da-te” sono assolutamente da evitare poiché dannosi sia sull’epitelio del canale auricolare che del timpano, ed essi stessi predisponenti a otiti. I lavaggi auricolari sono indispensabili anche prima della terapia topica poiché, rimuovendo detriti ed essudato purulento dalle pareti del canale auricolare, permettono un migliore contatto del farmaco con l’epitelio. Nel caso in cui un cane non sia collaborativo e risulti quindi complicata la gestione con lavaggi e terapie topiche, si possono eseguire lavaggi in anestesia ed utilizzare prodotti topici della durata di un mese; in alternativa, farmaci per via sistemica. In conclusione, numerose sono le cause dell’otite; queste vanno identificate e trattate il prima possibile per evitare la cronicizzazione della malattia e il rischio che la sola terapia medica possa non essere efficace. Il Medico Veterinario è l’unica figura professionale in termini di competenze scientifiche e cliniche che possa indirizzare i proprietari verso la gestione di tutti i fattori che contribuiscono all’insorgenza dell’otite.La foto di copertina è stata gentilmente concessa dall'Autrice “DVM,  Dipl. European College of Veterinary Dermatology (ECVD); Esperto MyLav in Dermatologia e AllergologiaDr.ssa Roberta SartoriAutore

Emorragia addominale (Emoperitoneo) per rottura di milza nel cane

Emorragia addominale (Emoperitoneo) per rottura di milza nel cane

Che cosa è l’emoperitoneo per rottura della milza nel cane ?   Per emoperitoneo si intende l’accumulo anomalo di sangue nella cavità peritoneale che può essere determinato da diversi fattori, traumatici e non. Tra le cause non traumatiche, la causa più comune è la neoplasia.    Quali sono le cause ed i fattori predisponenti di emoperitoneo da rottura della milza nel cane ?   Normalmente risultano colpiti cani adulto-anziani. L' età media dei cani al momento della diagnosi è compresa tra 9 e 11 anni e, al momento, non è stata rilevata alcuna predilezione di sesso. Pastori Tedeschi, Labrador Retriever e Golden Retriever sono razze in cui sono state più frequentemente individuate alcune patologie spleniche (emangiosarcoma ed ematoma splenico) che causano emorragia addominale.   Quali sono i principali sintomi clinici dell'emoperitoneo nel cane ?   I sintomi clinici di emorragia addominale dipendono dalla gravità dell’emorragia e possono essere essere più o meno gravi causando nel cane da depressione ed abbattimento fino ad un grave shock. E’ anche possibile osservare diminuzione dell’appetito fino ad anoressia completa, addome di volume aumentato (appoggiando la mano sulla parete addominale ed eseguendo una lieve compressione si possono notare movimenti ondulatori della parete), dolore addominale, mucose pallide fino a bianche. In caso di qualunque di questi sintomi è indispensabile portare al più presto il proprio cane da un Veterinario.   Come si diagnostica un versamento addominale emorragico nel cane ?   Dopo la visita clinica, il veterinario potrà richiedere alcuni esami aggiuntivi come per esempio Radiografie addominali ed eventualmente toraciche, Ecografia addominale, esami Ematologici e se presente un versamento addominale potrà essere richiesto anche l’esame del liquido prelevato. Con questi esami il Medico Veterinario potrà confermare la diagnosi di emorragia addominale ed eventualmente diagnosticare la presenza di neoformazioni che interessano la milza o anche altri organi.   E’ possibile sapere se la neoformazione è benigna o maligna prima dell’intervento?   Purtroppo no. Diversi studi scientifici hanno cercato un metodo efficace per poter avere una diagnosi pre-operatoria attendibile (esami citologici, esami del versamento addominale, ecografia, Tomografia computerizzata), ma senza risultato. Tali esami diagnosticano molti falsi negativi, sottostimando la diagnosi di neoplasia. L' unico modo per avere la diagnosi di certezza è quella di far analizzare il pezzo anatomico rimosso chirurgicamente mediante esame istologico.   Intervento chirurgico   Per bloccare l’emorragia da rottura di milza nel cane, il Medico Veterinario potrà decidere di stabilizzare il paziente con terapia appropriata e procedere poi ad intervento chirurgico che ha lo scopo di bloccare l’emorragia, il che, molto spesso, prevedere l’asportazione di tutta la milza, soprattutto se è presente una massa. Durante la chirurgia, inoltre, il Veterinario potrà anche eseguire un controllo di tutti gli organi addominali ed effettuare delle biopsie diagnostiche se si riscontrano reperti anomali (esempio biopsie epatiche se si notano noduli sul fegato). Il cane può vivere senza milza, infatti le funzioni svolte dalla milza saranno sostituite da altri organi.   Prognosi dell’emorragia addominale da rottura di milza nel cane   La prognosi risulta correlata alla durata dell’emorragia, all’esito della chirurgia e dell’esame istologico. La prognosi potrà essere “favorevole” nel caso in cui la lesione splenica sia benigna o al contrario  “riservata” (con tempi ridotti di sopravvivenza) in caso di tumori maligni ed in assenza di chemioterapia post operatoria. Nel caso in cui si dovesse trattare di un tumore maligno, si consiglia sempre un consulto con un veterinario oncologo, per poter discutere al meglio delle possibilità mediche correlate alla diagnosi istologica ed allo stadio della malattia in corso.    Medicina preventiva   La prevenzione della rottura di milza non traumatica può essere determinante per la sopravvivenza del proprio amico cane. In base alla razza ed età del cane il Medico Veterinario consiglierà lo screening periodico più adatto al fine di individuare ed eventualmente studiare le neoformazioni della milza (Rx, Ecografia, TC, citologia, biopsia) e poter quindi agire tempestivamente. “DVM,  Dipl. (ECVS) college europeo di chirurgia, GPcert in Endoscopia.,  GPCert in Cardiologia"Dr. Vincenzo MontinaroAutore

Il mio gatto beve ed urina molto: poliuria e polidipsia nel gatto, quali sono le cause?

Il mio gatto beve ed urina molto: poliuria e polidipsia nel gatto, quali sono le cause?

Nel gatto, l’aumento della sete (polidipsia) e della produzione urinaria (poliuria) possono essere conseguenti a diverse cause. In questo articolo andremo ad esaminarne alcune tra le cause più frequenti, fornendo inoltre consigli pratici su come gestire il proprio animale in attesa di una diagnosi nonché su come fornire al Medico Veterinario tutte le informazioni necessarie per un rapido inquadramento del problema.  Con il termine polidipsia si intende un aumento del volume dei liquidi assunti. La polidipsia può essere il sintomo primario, oppure, più frequentemente, può essere la conseguenza ad un aumento delle perdite di liquidi attraverso la minzione (poliuria). L’incrementata produzione di urine o poliuria è infatti un’importante causa di disidratazione, a cui l’animale risponde bevendo maggiormente.    Come posso capire se il mio gatto beve ed urina troppo?   Oggettivare se il proprio gatto ha poliuria e/o polidipsia non è semplice. In condizioni normali, il gatto ha la tendenza ad assumere scarse quantità di acqua durante la giornata. Ciò è ancora più vero se viene alimentato principalmente con alimento umido. Se il gatto manifesta un improvviso cambio di abitudini, in termini di aumento del tempo trascorso presso la ciotola o di ricerca di acqua presso rubinetti o sanitari, potrebbe rappresentare il primo segnale di aumento della sete. Per oggettivare il dato, è possibile misurare la quantità di acqua somministrata nell’arco delle 24 ore riempiendo la ciotola facendo uso di una bottiglia o di un qualsiasi contenitore graduato. Se il gatto assume una quantità di acqua > 45 ml/kg in 24 ore (ad es, per un gatto di 5 kg più di 225 ml in 24 h), è indicativo di uno stato di polidipsia. Avere una comprensione più accurata della quantità di acqua consumata semplificherà la valutazione del Medico Veterinario nel rilevare eventuali alterazioni della sete. La misurazione del peso specifico urinario, effettuabile dal Medico Veterinario attraverso un rifrattometro, completerà la valutazione complessiva al fine di confermare la veridicità del sintomo percepito. Infatti, gli aumentati livelli di sete e minzione nei gatti sono comunemente associati a una ridotta concentrazione delle urine. Il sintomo poliuria/polidipsia, nonostante non debba sempre destare preoccupazioni, potrebbe fungere da segnale di allarme riguardo a una potenziale malattia sottostante. Pertanto, il veterinario consiglierà una serie di indagini per individuare la causa sottostante. Ottenere una diagnosi tempestiva può permettere un trattamento rapido, riducendo sia l'intensità della sete che, soprattutto, l'evoluzione della malattia di fondo.   Può essere utile ridurre la quantità di acqua a disposizione del mio gatto? Ridurre deliberatamente l’accesso all’acqua da parte del gatto è un comportamento da evitare sempre, poiché può portare a rapida disidratazione dell’animale, con possibili gravi conseguenze. Al contrario, a fronte di un aumento della sete, è necessario garantire sempre il libero accesso all'acqua e rivolgersi prontamente al Medico Veterinario per indagare il problema.   Quali sono le principali patologie che portano a poliuria e polidipsia nel gatto?   Nella seguente tabella sono riportate le più comuni cause di poliuria e polidipsia nel gatto.  Tra di esse troviamo le malattie renali, le malattie ormonali, le malattie del fegato e le anomalie degli elettroliti (sali minerali) nel sangue, che a loro volta riconoscono diverse cause.    CAUSE COMUNI DI POLIURIA E POLIDIPSIA NEI GATTI Malattia renale cronica Condizione degenerativa a carico dei reni Diabete mellito Aumentata concentrazione di glucosio nel sangue dovuta ad una carenza nella produzione e/o azione di insulina Ipertiroidismo Aumentata produzione degli ormoni tiroidei Pielonefrite Infezione a carico dei reni Ipercalcemia Aumentata concentrazione di calcio nel sangue, dovuta a malattie ormonali o tumorali, piuttosto che a causa ignota Insufficienza epatica Ridotta funzionalità del fegato, può derivare da diverse patologie epatiche Ipokaliemia Ridotta concentrazione di potassio nel sangue, spesso legata a malattie del rene o dell’intestino Diabete insipido Ridotta produzione e/o azione dell’ormone vasopressina, implicato nel regolare la capacità a concentrare le urine da parte dei reni. Tab. - Malattie più comunemente implicate nell’aumento di sete e minzione del gatto.    Le indagini consigliate dal Medico Veterinario saranno personalizzate in base alla storia clinica, all'età e ai risultati della visita generale dell’ animale. Spesso, verranno raccomandate analisi del sangue e delle urine, comprese urinocolture per identificare eventuali batteri responsabili di infezioni urinarie. A seconda dei risultati, potrebbero essere necessari ulteriori esami per individuare anomalie ormonali o problemi di funzionalità epatica. Esami di diagnostica per immagini, come radiografie toraciche o ecografie addominali, potrebbero essere cruciali per una valutazione completa del paziente.   Malattia renale cronica Benché possa colpire gatti di ogni età, questa malattia è di riscontro molto frequente nel gatto anziano, colpendo circa 8 gatti su 10 al di sopra dei 15 anni. I reni svolgono un’azione di “filtro” per l’organismo. La loro progressiva degenerazione è seguita da perdita della funzionalità e di conseguenza l’accumulo nel sangue di alcuni cataboliti, ovvero sostanze di scarto normalmente eliminate attraverso le urine. I reni sono inoltre implicati nel bilancio idrico ed elettrolitico. Pertanto, la disfunzione renale comporta la produzione di abbondanti quantità di urine e poco concentrate, cui consegue disidratazione dell’animale, che manifesterà di conseguenza un notevole aumento della sete.  Altri sintomi frequenti di malattia renale cronica sono la perdita di peso, la riduzione dell’appetito, la letargia e, negli stadi più avanzati, la comparsa di alitosi e vomito ricorrente. Il Medico Veterinario può efficacemente diagnosticare la malattia renale cronica attraverso la raccolta di una dettagliata storia clinica, la visita generale (comprensiva della misurazione della pressione sistemica), analisi del sangue e delle urine, e l'esecuzione di un'ecografia addominale.  Essendo una condizione progressiva e irreversibile, la malattia renale cronica non può essere completamente guaribile. Tuttavia, una diagnosi tempestiva consente di rallentare significativamente la sua progressione mediante opportune modifiche dietetiche e trattamenti farmacologici.   Ipertiroidismo Questa malattia è caratteristica del gatto adulto/anziano e rappresenta la malattia endocrina più comune del gatto. L’ipertiroidismo è causato dalla presenza di un tumore tiroideo, generalmente benigno, che produce un eccesso di ormoni tiroidei. Questo incremento ormonale provoca diverse conseguenze nei gatti affetti, tra cui aumento della sete e della minzione, eccessivo appetito, progressiva perdita di peso (dimagrimento) e la comparsa di un mantello di aspetto scadente dovuto alla disidratazione. Inoltre, possono manifestarsi alterazioni comportamentali, come irrequietezza ed iperattività, nonché sintomi gastro-intestinali ricorrenti, quali vomito e diarrea. La diagnosi di questa malattia si basa sulla raccolta di una dettagliata storia clinica che il proprietario potrà raccontare e sulla visita generale del Medico Veterinario che potrà effettuare anche la palpazione del collo, la misurazione della pressione sistemica, l'auscultazione cardiaca, oltre all'esecuzione di analisi del sangue e delle urine. In caso di sospetto clinico di ipertiroidismo, il Medico Veterinario consiglierà la misurazione degli ormoni tiroidei nel sangue, necessaria per ottenere la diagnosi. Ottenere la diagnosi di questa malattia è essenziale poiché esistono diverse opzioni terapeutiche in grado di gestire i sintomi o, in alcuni casi, di consentire la completa guarigione del gatto. Nei gatti adulti con una buona prospettiva di vita e in assenza di altre malattie debilitanti, è possibile individuare la localizzazione e le dimensioni del tumore tiroideo attraverso tecniche avanzate di diagnostica per immagini (scintigrafia tiroidea). La radioiodoterapia, che comporta la "distruzione" del tumore mediante l'uso di iodio radioattivo, rappresenta in tali situazioni la terapia preferenziale, portando a una risoluzione definitiva del quadro nel 95% dei casi. Altre opzioni terapeutiche, come l'intervento chirurgico, la terapia medica o l'adozione di una dieta a basso o nullo contenuto di iodio, potrebbero essere considerate dal Medico Veterinario in base alle caratteristiche specifiche del quadro clinico del gatto.   Diabete mellito È la seconda patologia endocrina più comune nel gatto. Alla base di questa endocrinopatia si riscontra una produzione insufficiente di insulina e/o la sua perdita di efficacia, che comportano un aumento dei livelli di glucosio (uno zucchero semplice) nel sangue e nelle urine. La presenza di glucosio nelle urine, definita glicosuria, oltre a predisporre il gatto a possibili infezioni batteriche, provoca la produzione di grandi quantità di urine poco concentrate. In questa situazione, la disidratazione conseguente spinge l'animale a bere in modo eccessivo. Nei gatti diabetici, ulteriori manifestazioni cliniche associate all'aumento della sete e della minzione includono un eccessivo appetito e una progressiva perdita di peso. Nel caso in cui la diagnosi venga ritardata, il diabete mellito potrebbe causare un appoggio anomalo sulle zampe posteriori (plantigradia).  L'iter diagnostico, anche in questo contesto, prende avvio dalla racconto scrupoloso dei sintomi, con particolare attenzione alle abitudini alimentari e all'attività fisica del paziente. La visita clinica e le analisi del sangue e delle urine risultano indispensabili per formulare la diagnosi. La presenza di iperglicemia persistente associata a glicosuria, ossia livelli elevati di glucosio rispettivamente nel sangue e nelle urine, rappresenta di per sé la diagnosi di diabete. Inoltre, la misurazione delle fruttosamine, proteine nel sangue che si legano al glucosio durante iperglicemie prolungate, può ulteriormente assistere il Medico Veterinario nella conferma del diabete mellito e fornire strumenti per il monitoraggio terapeutico. Quando il Medico Veterinario avrà confermato la diagnosi di diabete mellito, il gatto dovrà essere trattato con insulina e una dieta apposita. Saranno previsti frequenti monitoraggi clinici e glicemici nella fase iniziale, al fine di stabilire la dose di insulina più appropriata per l’ animale. Riconoscere e trattare tempestivamente il diabete è cruciale, poiché, se trascurato a lungo, questa patologia può evolvere in una condizione d’urgenza nota come chetoacidosi diabetica. Inoltre, è importante sottolineare che, con un tempestivo e corretto approccio terapeutico, il 20-30% dei gatti diabetici può andare incontro a remissione.   Cause meno comuni di Poliuria e Polidipsia nel gatto   Il sintomo poliuria/polidipsia nel gatto può dipendere anche da altre cause meno comuni. Ad esempio,  alcune diete o determinati farmaci possono essere associati a questo sintomo. Pertanto, è opportuno informare il veterinario su tutti i farmaci somministrati di recente (compresi colliri e creme topiche) e fornire una descrizione dettagliata della dieta che sta assumendo l’animale e delle eventuali supplementazioni.    Conclusioni Considerate le molteplici cause di aumento della sete e della minzione nel gatto, l’iter diagnostico potrebbe apparire complesso, articolato ed impegnativo dal punto di vista economico. Va tuttavia precisato che normalmente si procede in maniera sequenziale, escludendo dapprima le cause più comuni, che spesso sono già evidenti con esami ematici e urinari di base. Nei casi più complessi si renderanno necessarie indagini più approfondite. È importante sapere che alcuni degli accertamenti diagnostici necessari potrebbero richiedere l'ospedalizzazione dell'animale. Identificare la causa specifica alla base dei sintomi di poliuria e polidipsia nel gatto è nel pieno interesse dell’animale e potrebbe comportare diversi tentativi diagnostici non sempre garantendo una risposta definitiva. Il raggiungimento di una diagnosi e l’impostazione di una terapia adeguata può tuttavia comportare un netto miglioramento nella qualità di vita del proprietario e dell’animale stesso.   “DVM, PHD, Diplomata ECVIM-CA, European College of Veterinary Internal Medicine – Companion Animals.Dr.ssa Francesca Del BaldoAutore

L’esame Holter nel cane e nel gatto

L’esame Holter nel cane e nel gatto

L’elettrocardiogramma è la registrazione della frequenza e del ritmo cardiaco durante la visita clinica e può avere una durata variabile da alcuni secondi ad un massimo di alcuni minuti.L’esame Holter invece è un metodo non invasivo di valutazione del ritmo e della frequenza cardiaca a domicilio durante un intervallo di tempo molto maggiore, solitamente 24-48 ore. Questa metodica prende il nome dal suo inventore, il fisico statunitense Norman J. nel 1950, e successivamente impiegata in ambito veterinario a partire dagli anni ‘90.  Viene proposto un esame Holter quando un paziente (cane o gatto) presenta: Sincopi (eventi transitori di perdita della coscienza)  Intolleranza all’esercizio fisico, dopo che il Medico Veterinario ha escluso altre cause ed è stato eseguito un esame ecocardiografico, con il sospetto della presenza di aritmie intermittenti Riscontro di un’aritmia alla visita clinica  In presenza di patologie cardiache (come la tachicardia ventricolare ereditaria del pastore tedesco, la malattia aritmogena, la cardiomiopatia dilatativa, l'endocardiosi valvolare, la fibrillazione atriale) Per verificare il corretto funzionamento del pacemaker Valutazione dell’efficacia di una terapia antiaritmica  Screening in determinate razze (ad es Boxer e Dobermann)   Come avviene la registrazione Holter?   Per effettuare il monitoraggio Holter occorre applicare su entrambi i lati del torace dell’animale, previa tricotomia (quindi tosatura del pelo fino alla pelle) e pulizia della zona d’interesse con soluzione alcolica che verrà successivamente debitamente asciugata e fatta evaporare, alcuni specifici elettrodi adesivi. Questi, dopo averne assicurato la tenuta, con dello scotch medicale aggiuntivo, sono connessi tramite appositi cavi al registratore, ovvero una piccola unità digitale che viene posizionata sul dorso del paziente e fissata in sede mediante bendaggio o appositi indumenti dedicati. Tutti i cavi verranno ricoperti da passaggi di cotonina ed altra fasciatura, onde evitare che questi penzolino, correndo il rischio che si stacchino o che siano degli agganci per l’animale durante un normale grattamento, invalidando l’esame. Una volta smontato il dispositivo, attraverso un software dedicato si scaricherà tutta la registrazione ed il Medico Veterinario cardiologo si occuperà della lettura e refertazione dell’esame. Il proprietario dovrà tenere un diario delle principali attività del suo animale per tutto il tempo della registrazione. Ciò sarà fondamentale per l’interpretazione del tracciato. Il vantaggio di questo esame è permettere una registrazione di lunga durata oltre ad essere una metodica assolutamente non invasiva, solitamente estremamente ben tollerata e facile da effettuare. Gli animali normalmente tollerano bene l’applicazione degli elettrodi e del registratore perché, come anticipato, ad oggi esistono numerosi abbigliamenti per animali studiati adeguatamente per questa indagine diagnostica con una tasca atta a contenere il registratore. Ovviamente il proprietario dovrà avere alcune accortezze durante la registrazione, quali ad es evitare di far bagnare il dispositivo (ad esempio portando l’animale in passeggiata sotto la pioggia), evitare di condurre l’animale in luoghi frequentati da altri animali, verificare che il cane non tenda a strapparsi tutto e/o a rotolarsi ripetutamente sulla schiena, eccetera, ma nella maggior parte dei casi non vi è la necessità di alcuna azione eccezionale oltre il buon senso. In copertina - Pettorina copri e porta Holter in un cane. In copertina - Le foto sono gentilmente concesse dagli Autori.“Med. Vet., Med Vet, GPCert in Cardiologia - (Cardiologia)”Dr.ssa Marta ClarettiAutore

Passione criceto: quello che non si può non sapere

Passione criceto: quello che non si può non sapere

Il criceto è un simpatico roditore di piccola taglia che grazie al suo carattere e alle dimensioni ridotte viene scelto come animale da compagnia. Dobbiamo rispettare le sue esigenze nutrizionali ed allestire un luogo adatto alle sue necessità per farlo vivere in salute.È onnivoro e in natura mangia semi, cereali, larve di insetti e insetti.  Come animali domestici, i criceti necessitano di una dieta di buona qualità ed equilibrata che contenga tutti i nutrienti e i minerali di cui hanno bisogno. La razione ideale deve essere composta da un buon pellet e da una miscela di semi del commercio formulata per le necessità della specie, evitando di somministrare semi di girasole, snack contenenti semi di girasole, miele, zuccheri e arachidi, poiché questi prodotti sono spesso contaminati da muffe ed essendo ricchi di grassi favoriscono l’obesità. Gradiscono piccole quantità di insetti (camole del miele e della farina, grilli), pollo cotto non condito, ricotta a basso contenuto di grassi e senza sale, pezzetti di uovo sodo, pane integrale e uova strapazzate. La dieta può essere completata da frutta e verdura fresca, come mele, carote, broccoli e pere, lavate accuratamente per rimuovere qualsiasi contaminazione prima della somministrazione. I nuovi alimenti devono essere inseriti gradualmente poiché i cambiamenti improvvisi possono causare disturbi digestivi. L'uva e il rabarbaro non dovrebbero essere somministrati perché sono tossici per questi animali. Altri alimenti pericolosi per i criceti sono: avocado, semi di mela e d’uva, cioccolato, mandorle, caramelle, patatine, patate crude, foglie di pomodoro, arance, mandarini, limoni, anguria, marmellata, spezie, porri, aglio, cipolle, erba cipollina. Il cibo deve essere fornito due volte al giorno possibilmente una volta al mattino e una alla sera.  I criceti hanno bisogno di avere sempre a disposizione acqua fresca e pulita. Come contenitore si utilizza una bottiglia con un tubo di aspirazione senza valvola, quest’ultima deve essere controllata ogni giorno per eventuali perdite o ostruzioni. I criceti non sono in grado di applicare una forte aspirazione e potrebbero avere difficoltà a superare la resistenza del flusso d'acqua nei tradizionali tubi con valvola a sfera.  Si deve scegliere un alloggio spazioso, possibilmente a piani, facile da pulire, sicuro per evitare che si possano ferire. Il fondo deve essere ricoperto da segatura non polverosa, oppure da tutolo di mais o trucioli di legno, non si devono utilizzare fondi con rete metallica o di plastica. Il cibo può essere fornito in piccoli piatti di ceramica direttamente sul pavimento della gabbia, si può posizionare del cibo sul fondo per consentire un comportamento naturale di foraggiamento, in questo caso bisogna rimuovere immediatamente qualsiasi cibo avariato o non consumato. L’alloggio deve essere arredato con una piccola casetta utilizzata come tana e dalla classica ruota che garantisce al criceto serenità ed equilibrio emotivo.Le ruote per criceti non dovrebbero essere tolte durante la notte perché i criceti sono animali notturni che preferiscono essere attivi dopo il tramonto. Se si dovessero notare cambiamenti nell'assunzione di acqua e cibo, feci liquide, regione anale imbrattata di feci o urine maleodoranti è necessario prenotare una visita da un veterinario specializzato. “DVM, GPCert medicina e chirurgia degli animali esotici, Responsabile settore Animali non Convenzionali Mylav La Vallonea”Dr. Gustavo PicciAutore

L’aumento di volume dell’addome nel cane e nel gatto: quali sono le cause?

L’aumento di volume dell’addome nel cane e nel gatto: quali sono le cause?

L’aumento di volume dell’addome è un evento che nel cane e nel gatto può riconoscere numerose e diverse cause.In questo articolo andremo a descrivere le principali motivazioni e come riconoscere alcuni sintomi che, associati ad un ingrandimento dell’addome, possono rappresentare un’urgenza medica. L’addome contiene al suo interno diversi organi vitali: lo stomaco, l’intestino, il fegato, la milza, la vescica, i reni, il pancreas, la prostata e l’utero. Alcune malattie a carico di questi organi possono, in certi casi, determinare un aumento di volume dell’addome. Bisogna innanzitutto ricordare che le diverse razze (soprattutto nei cani) possono avere un addome con diverso aspetto: in alcune razze è stretto e alto, in altre appare normalmente più ampio e profondo (FOTO 1).Per poter riconoscere un’eventuale dilatazione addominale è importante ricordare queste importanti differenze di razza. FOTO 1 - Un cane di razza Galgo español (levriero, a destra) e un cane Bovaro del bernese (molossoide, a sinistra).Si può notare come l’ampiezza e la profondità dell’addome sia differente tra le due razze di cani.QUALI SONO LE PRINCIPALI CAUSE DI AUMENTO DI VOLUME DELL’ADDOME? GRAVIDANZA Nel caso più ovvio di un cane o gatto femmina, non sterilizzata, in cui si instaura una gravidanza, si può notare un progressivo aumento di volume dell’addome con il passare delle settimane (FOTO 2).A meno che non sia stato possibile osservare l’avvenuto accoppiamento, cani e gatti con stile di vita prettamente outdoor possono sviluppare una gravidanza inaspettata.FOTO 2 - immagine radiografica dell’addome di una cagna in corso di gravidanza.Le frecce indicano la presenza di alcuni feti, evidenti dai profili delle ossa della colonna vertebrale e della testa.ECCESSO DI ALIMENTI, FECI O PARASSITI NEL TRATTO GASTROENTERICO Un’eccessiva alimentazione, soprattutto in cuccioli o in cani/gatti sottopeso, può causare un transitorio aumento di volume dell’addome che si risolve al termine della digestione.  Un accumulo eccessivo di feci nell’intestino può, invece, essere una condizione patologica, come causa o come conseguenza di alcune patologie gastroenteriche (costipazione, megacolon (Leggi), paralisi intestinale). Un’infestazione da parte di parassiti intestinali (solitamente vermi tondi, gli ascaridi), che si sviluppa tipicamente in cuccioli non adeguatamente trattati con farmaci antiparassitari, può determinare la presenza di un addome più dilatato, evidente anche durante il digiuno (FOTO 4).FOTO 4 - addome dilatato in un cucciolo di gatto affetto da un’infestazione di ascaridi (vermi) intestinali. NEOFORMAZIONI IN ADDOME Lo sviluppo di alcuni tumori o neoformazioni negli organi addominali può portare ad un aumento del suo volume. I tumori possono essere di diverso tipo, con diverso comportamento (benigno o maligno) in base all’organo in cui esso si sviluppa e in base alla propria natura. Altri tipi di neoformazioni che si possono sviluppare in addome sono le cisti, delle strutture composte da una capsula che contiene al suo interno un materiale fluido (vedi paragrafo successivo per la natura dei fluidi). Quando queste cisti contengono del pus (fluido composto da globuli bianchi degenerati e batteri) si tratta di una reazione dovuta ad un’infezione, solitamente causata da batteri, e la neoformazione prendono il nome di ascesso. In caso un’infezione cronica (che dura da diverse settimane o mesi) o causata da parassiti, funghi e oggetti solidi che sono penetrati in addome (es. spighe vegetali) si può avere la formazione di granulomi, strutture formate da cellule infiammatorie e tessuto cicatriziale. FLUIDI IN ADDOME In alcuni casi l’addome può aumentare di volume se al suo interno si accumulano dei fluidi patologici. La natura di questi fluidi e le cause del loro accumulo possono essere varie.1) L’accumulo di sangue in addome (emoaddome) è un evento possibile in pazienti che hanno subito un trauma (un investimento, una caduta da altezza elevata) che ha causato la rottura di organi (es. milza o fegato) o di vasi sanguigni.Alcuni tumori, come l’emangiosarcoma (che origina spesso nella milza, un organo addominale estremamente ricco di sangue) possono andare incontro a rottura, anche spontanea senza che vi siano stati traumi, e causare sanguinamenti in addome.Anche l’ingestione accidentale di rodenticidi (sostanze tossiche comunemente utilizzate come esche per topi infestanti) impedisce al sangue di coagulare correttamente, determinando sanguinamenti in addome o in altre parti del corpo. Infine, pazienti che hanno subito una chirurgia addominale possono sviluppare un accumulo di sangue in addome di lieve entità e solitamente non rischioso, che si risolve spontaneamente nei giorni successivi alla chirurgia con le adeguate cure post-operatorie. - Un liquido di natura urinosa (caratterizzato dalla presenza di urina) può riversarsi in addome in seguito alla rottura delle vie urinarie (ureteri, vescica o uretra).- Un liquido di natura biliare (caratterizzato dalla presenza di bile, una sostanza prodotta dal fegato, necessaria per la digestione degli alimenti) può invece essere presente in caso di rottura della cistifellea (l’organo in cui la bile viene immagazzinata). Questi due eventi (rottura delle vie urinarie e delle vie biliari) possono altresì avvenire in seguito ad un trauma o in seguito ad un’ostruzione delle vie specifiche (presenza di calcoli urinari o biliari, tumori che ostruiscono le vie specifiche). - Alcune gravi malattie del fegato (insufficienza epatica, ipertensione epatica) o del cuore (insufficienza cardiaca) possono determinare la formazione di liquidi addominali chiamati trasudati, dei fluidi acquosi con variabili concentrazioni proteiche che originano dal circolo sanguigno.Anche altre malattie croniche es: malattia renale cronica (leggi l'articolo) o enteropatia proteino-disperdente (leggi l'articolo) possono, nei casi più gravi, portare allo sviluppo di questo tipo di fluido in addome. - Quando alcuni organi addominali sviluppano una patologia infiammatoria es. pancreatite (leggi l'articolo), una patologia infettiva es. peritonite infettiva felina (FOTO 3) si può avere la formazione di liquidi chiamati essudati, dei fluidi acquosi ricchi di cellule infiammatorie (globuli bianchi).Anche alcuni tipi di tumore (es. linfoma (leggi l'articolo)) possono determinare la formazione di un essudato ricco di cellule tumorali (es. linfociti, nel caso di un linfoma). - Nelle cagne e nelle gatte non sterilizzate si può sviluppare un’infezione dell’utero, caratterizzata da un accumulo di pus al suo interno, che prende il nome di piometra. FOTO 3 - Dilatazione addominale in un gatto (foto a sinistra) causata dalla presenza di materiale fluido in addome (foto a destra).L’addome del gatto appare ampio e con un aspetto rotondeggiante. Le analisi citologiche e biochimiche effettuate sul fluido hanno dimostrato che si trattava di un essudato, formatosi a causa di una malattia infettiva, la peritonite infettiva felina (FIP), diagnosticata successivamente con un’analisi di laboratorio specifica (RT-qPCR). GAS IN ADDOME O NEL TRATTO GASTROENTERICO La presenza di un’elevata quantità di gas nello stomaco o nell’intestino può essere dovuta ad una torsione degli stessi organi o ad una paralisi intestinale, che non permette al cibo e al gas al loro interno di essere espulso correttamente. La presenza di gas in addome può anche derivare da una perforazione del tratto gastroenterico (solitamente ciò è dovuto ad un oggetto ingerito che perfora l’intestino) o da una perforazione della parete addominale che causa l’entrata di aria dall’esterno.In casi più rari anche un’infezione batterica a carico di alcuni organi addominali (es. vescica, cistifellea) può portare alla formazione di gas in addome. I pazienti che hanno subito una chirurgia addominale possono avere una moderata quantità di gas in addome: anche in questo caso, come per i piccoli accumuli di sangue precedentemente citati, la condizione non risulta rischiosa e si risolve spontaneamente con le adeguate cure post-operatorie.   TORSIONE E CONGESTIONE DEGLI ORGANI ADDOMINALI Come già detto nel paragrafo precedente, una torsione del tratto gastroenterico può causare accumulo di gas al suo interno.La torsione può avvenire anche a carico altri organi addominali (es. milza, fegato): in questi casi il sangue può accumularsi (congestione) all’interno degli stessi organi, causando un aumento del loro volume, danneggiandone i tessuti e rischiando di causarne la rottura e determinare un sanguinamento in addome. Una patologia caratterizzata da torsione dello stomaco, con accumulo di aria al suo interno, ed eventuale torsione e congestione della milza, prende il nome di torsione/dilatazione gastrica (leggi l'articolo), una patologia che colpisce soprattutto cani di taglia grande. IPERADRENOCORTICISMO (SINDROME DI CUSHING) Una patologia presente prevalentemente nel cane, caratterizzata da un’eccessiva produzione o assunzione di steroidi (ipercortisolismo o sindrome di Cushing) (leggi l'articolo) può determinare una distensione dei muscoli dell’addome e ad un aumento di volume del fegato: entrambi questi fenomeni possono causare un aumento di volume dell’addome (FOTO 5).Questa malattia deve essere presa in considerazione ed eventualmente indagata dal vostro Medico Veterinario in presenza di alcuni segni clinici specifici (es. aumento del bere e dell’urinare, perdita del pelo) e di specifiche alterazioni agli esami del sangue. foto 5FOTO 5 e In Copertina - Cane di 11 anni affetto da sindrome di Cushing.Si noti l’addome aumentato di volume. COME FACCIO A CAPIRE SE LA DILAZIONE ADDOMINALE È UN’URGENZA PER IL MIO CANE E IL MIO GATTO? In alcuni casi la dilatazione addominale può svilupparsi velocemente e peggiorare nel giro di poche ore.In questi casi è importante notare se il cane o gatto possa aver subito un trauma o se presenti altri sintomi potenzialmente preoccupanti quali depressione del sensorio e debolezza generale, incapacità a camminare, dolore, perdita di appetito, vomito, presenza di conati o eccessiva salivazione.In questi casi è necessario contattare immediatamente il Medico Veterinario.   COME SI EFFETTUA LA DIAGNOSI? Per effettuare una diagnosi corretta della patologia sottostante il Medico Veterinario, a seconda della presentazione del paziente e della successiva visita clinica, potrà richiedere alcuni esami di laboratorio (emogramma, esame biochimico ed esame delle urine) che permettano di valutare la presenza di un’infezione, una perdita di sangue e la funzionalità dei principali organi addominali.Possono risultare fondamentali degli esami strumentali (ecografia addominale, radiografia addominale e toracica) per valutare la presenza di neoformazioni, fluidi patologici o gas in addome. Successivamente potrebbero essere necessarie ulteriori analisi specifiche, quali il prelievo dei fluidi patologici (solitamente effettuato con un ago sottile), su cui effettuare un esame citologico o biochimico per poterne determinare la natura.Il prelievo viene effettuato inserendo un ago nell’addome, una procedura normalmente non rischiosa e non dolorosa, che viene effettuata con il cane e il gatto svegli.Infine, la valutazione della funzionalità del cuore, tramite un’ecografia cardiaca o un elettrocardiogramma, e di specifici esami ormonali potranno essere richiesti sulla base dei sospetti diagnostici del Medico Veterinario.   QUAL È IL TRATTAMENTO PIÙ ADATTO? Per risolvere la causa dell’aumento di volume dell’addome nel cane e nel gatto è necessario intervenire sulla specifica causa scatenante. Nei casi più gravi, in cui la malattia sottostante mette a rischio la vita del cane e del gatto, può essere necessario intervenire in urgenza, attraverso cure intensive in pronto soccorso o richiedendo un intervento chirurgico urgente, come nei casi di una torsione/dilatazione gastrica o di una perforazione intestinale.In collaborazione con il Dr. Francesco Lunetta “DVM, Diplomato ECVIM-CA, EBVS® - European Veterinary Specialist in Small Animal Internal Medicine - Animali da compagnia, Endocrinologia non riproduttiva, medicina interna e terapia (Malattie Metaboliche).”Prof. Federico FracassiAutore

Un cucciolo in famiglia - I consigli del veterinario

Un cucciolo in famiglia - I consigli del veterinario

Un cucciolo in famiglia. I consigli del veterinario.Cari lettori vi presentiamo questo nuovo libro dedicato a chi vuole intraprendere la fantastica esperienza della convivenza con un cucciolo ed intende conoscere ed approfondire tutti gli aspetti legati sia alla scelta del cucciolo che all'alimentazione, educazione e prevenzione delle malattie.Riassume tutti i consigli e le raccomandazioni che i veterinari normalmente danno a chi porta un cucciolo alla prima visita ed anche i consigli che il veterinario darebbe se fosse consultato prima ancora di aver adottato o scelto un cucciolo.Con l'aiuto di  "consigli", "tabelle" e "immagini" vengono riassunti in modo semplice alcuni argomenti di carattere scientifico.Acquista su Amazon12 Capitoli scritti da 7 Autori Tutti gli Autori sono Medici Veteterinari esperti MYLAV. Acquista su AmazonGli Autori Med. Vet., PhD, Esperto in comportamento animale riconosciuto FNOVI - Esperto in IAA: Interventi Assistiti con gli Animali - (Medicina comportamentale)Dr.ssa Maria Chiara CatalaniAutoreMed. Vet., PhD, Diploma Master Universitario II livello in Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva, consulente nutrizionale (Clinical Nutrition)Dr. Giuseppe FebbraioAutoreMed. Vet., PhD, Specialista in Clinica dei Piccoli Animali, Diplomato EVPC, EBVS® - European Veterinary Specialist in Parasitology”Dr. Luigi VencoAutoreMed. Vet, PhD, Diplomato ECVM, EBVS® - European Specialist in Veterinary Microbiology, Professore Ordinario di Malattie Infettive degli Animali Domestici.Prof. Nicola DecaroAutoreMed. Vet., Diplomata ECAR, EBVS ® - European Veterinary Specialist in Animal Reproduction (Fisiologia e patologia della Riproduzione, Ginecologia e Andrologia del cane, del gatto e dei mammiferi non convenzionali, Neonatologia)Dr.ssa Maria Carmela PisuAutoreMed. Vet, Esperto MYLAV in GeneticaDr. Michele MarinoAutoreMed. Vet., PHD, Direttore de "Il Fatto Veterinario"Dr. Isidoro GrilloAutore

Reflusso gastroesofageo nel cane

Reflusso gastroesofageo nel cane

La patologia da reflusso gastroesofageo definita dall’acronimo (GERD) (Gastro Esophageal Reflux Disease), è una delle patologie gastrointestinali più comuni nell’uomo, mentre nel cane e nel gatto è stata a lungo considerata rara. È solo negli ultimi anni che il reflusso gastroesofageo (GERD) viene diagnosticato con più frequenza anche nel cane e nel gatto. Il reflusso gastroesofageo consiste nel passaggio del contenuto liquido o solido presente nello stomaco attraverso l’esofago (struttura tubulare che trasporta il cibo dalla bocca allo stomaco) ed è un fenomeno normale che può verificarsi anche più volte al giorno. La mucosa dell’esofago ha infatti dei meccanismi di protezione per evitare che venga danneggiata dal contatto con il contenuto gastrico. Quando però la frequenza del reflusso aumenta l’acido gastrico e gli enzimi digestivi presenti nello stomaco danneggiano e infiammano la mucosa esofagea causando esofagite nei casi lievi e nei casi più gravi danni agli strati più profondi dell’esofago e quindi erosioni e/o ulcere o restringimenti del lume dell’esofago (stenosi). E’ in questi casi che si parla di malattia da reflusso gastroesofageo (GERD). La malattia da reflusso esofageo (GERD) è causata da un’alterazione a carico dello sfintere esofageo inferiore, una zona della muscolatura esofagea che in condizioni di normalità si contrae impedendo la risalita dei fluidi e del cibo lungo l’esofago.   Quali sono le cause del reflusso gastroesofageo nel cane ?   Le cause della malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) nei cani possono essere molteplici e spesso causate dalla combinazione di più fattori. Uno sfintere esofageo inferiore debole oppure la presenza di ernia iatale (condizione patologica caratterizzata dal passaggio di una porzione dello stomaco dall'addome al torace, attraverso un foro del diaframma normalmente presente) possono determinare reflusso poiché entrambe le condizioni consentono al contenuto gastrico di refluire nell’esofago. Altre condizioni che possono causare reflusso gastroesofageo sono: vomito cronico corpi estranei esofagei condizioni anatomiche o funzionali che rallentano lo svuotamento del contenuto dello stomaco nell’intestino patologie delle vie respiratorie superiori la sindrome brachicefalica alcune procedure chirurgiche come la sterilizzazione nella cagna femmina alcuni farmaci come gli anestetici che riducono il tono dello sfintere esofageo inferiore.   Quali sono i principali sintomi clinici del reflusso gastroesofageo ?   I sintomi clinici dipendono dalla causa che determina il reflusso e soprattutto dalla sua gravità. Il sintomo più frequente è il rigurgito che consiste nell’eliminazione di materiale alimentare proveniente dall’esofago, che non ha raggiunto lo stomaco. Per tale motivo spesso l’animale tende a rimangiarlo, caratteristica tipica del rigurgito. Inoltre al contrario del vomito nel rigurgito l’espulsione del materiale contenuto nell’esofago è passiva, per cui non richiede sforzo o conati. Altri segni clinici che si riscontrano in corso di reflusso gastroesofageo (GERD) sono: eccessiva salivazione (ptialismo) difficoltà nel deglutire (disfagia) disagio e/o dolore durante la deglutizione irrequietezza durante il riposo soprattutto notturno masticazioni a vuoto e leccamento delle labbra. Nei casi più gravi, i cani possono iniziare a perdere peso perché non assumono più un’alimentazione adeguata o perché manifestano diminuzione dell’appetito. Possono inoltre comparire segni clinici che non riguardano l’apparato digerente, come tosse e febbre come conseguenza dell’inalazione di materiale liquido o solido (polmonite ab ingestis).    Come si diagnostica il reflusso gastroesofageo ?   Per la diagnosi del reflusso gastroesofageo (GERD) è importante descrivere bene al Medico Veterinario la storia clinica ed i sintomi. Per un proprietario non molto esperto può essere difficile differenziare il vomito dal rigurgito per cui può essere di grande aiuto, per il Veterinario, la visione di un video che consenta una chiara caratterizzazione del sintomo. Poiché esistono diverse patologie che causano segni simili al reflusso gastroesofageo, il Veterinario potrà richiedere esami di laboratorio e strumentali, come per esempio radiografie del torace ed ecografia addominale, utili per escludere altre cause potenzialmente responsabili dei sintomi descritti.  Nella maggior parte dei cani affetti da reflusso gastroesofageo (GERD), gli esami sopra indicati risulteranno nella norma. A questo punto il veterinario potrebbe procedere con un esame endoscopico del tratto digerente che si esegue con il paziente in anestesia generale. Questo esame viene eseguito con una sonda munita di telecamera all’estremità della punta, con la quale è possibile visionare direttamente gli organi interessati, nel caso specifico cavità orale, orofaringe, esofago, stomaco al fine di valutarne le caratteristiche anatomiche ed eventuali alterazioni. Le alterazioni riscontrabili all’esame endoscopico, in corso di reflusso gastroesofageo (GERD), possono essere diverse e di grado variabile come ad esempio variazioni di colore della mucosa (aumento del rossore della mucosa tipicamente in corrispondenza del cardias che è la porzione che mette in comunicazione esofago e stomaco), presenza di materiale estraneo liquido o solido che ristagna all’interno dell’esofago, corpi estranei (quando presenti), evidenza di strie di eritema soprattutto in corrispondenza del cardias o erosioni e/o ulcere della mucosa o stenosi (restringimenti del lume).In alcuni casi, pur in presenza di esofagite e reflusso gastroesofageo (GERD) è possibile non riscontrare lesioni visibili.   Quale terapia potrà prescrivere il Medico Veterinario?   Generalmente il trattamento che il Medico Veterinario potrà prescrivere, sarà costituito da una combinazione tra terapia farmacologica e modulazione della dieta, terapia che può variare da paziente a paziente in base alla gravità del problema ed alla causa sottostante. In primis un consiglio è quello di ridurre la quantità del pasto serale anticipandolo quando possibile nel tardo pomeriggio; questo perché durante il riposo si ha una riduzione del tono dello sfintere esofageo inferiore fattore predisponente il reflusso e la peristalsi (contrazione muscolare che consente il movimento del contenuto presente in questo organo) normalmente rallenta. Entrambe queste condizioni favoriscono il ritorno del cibo dallo stomaco all’esofago. In alcuni pazienti può essere consigliata una dieta con un minore tenore di grassi e di fibra, che possono ritardare lo svuotamento del contenuto dello stomaco nell’intestino, ottenendo in questo modo la riduzione della pressione sullo sfintere esofageo inferiore. In presenza di lesioni erosive/ulcerative potranno essere consigliati farmaci che agiscono come barriera protettiva sulla mucosa esofagea o che riducono o inibiscono la produzione acida gastrica (H2 antagonisti o inibitori di pompa protonica). Nel caso siano presenti sintomi respiratori compatibili con polmonite ab ingestis potrà essere associata anche una terapia antibiotica. “DVM, Master di 2° livello in Gastroenterologia ed Endoscopia degli animali d’affezione (gastroenterologia, pneumologia).”Dr. Pietro RuggieroAutore

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